Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Un instant movie sul ’68, e chi poteva farlo meglio di Godard? Il regista della nouvelle vague non si lascia sfuggire l’occasione per imbastire il solito chiacchiericcio a base di riprese semi-amatoriali, montaggio con l’accetta e voci fuori campo a filosofeggiare e sentenziare nella consueta maniera. Le immagini di scontri di piazza o di manifestazioni francesi del ’68 (in bianco e nero) si alternano ad altre di giovani distesi nei prati (a colori), perfetti hippies figli della buona borghesia pronti a teorizzare la rivoluzione del proletariato e l’esproprio dei mezzi di produzione; le parole che scorrono sopra le immagini sono un elogio della politicizzazione operaia e del comunismo di scuola marxista-leninista: difficile attribuire un valore prettamente cinematografico a questo malconcio volantino illustrato di pura propaganda politica, perché al di là dei contenuti dei commenti del narratore fuori campo (discutibili o meno che possano essere) Un film comme les autres non offre nulla. È ironico Godard quando intitola così il suo lavoro: probabilmente crede di aver compiuto chissà quale reportage socio-antropo-economico-politico; invece il risultato finale dà ampiamente ragione all’interpretazione più letterale possibile del titolo: questo è un film come qualsiasi altro del Godard di quegli anni. Anzi, se possibile è pure peggio, è uno dei suoi più brutti (in quanto meno significativi, meno incisivi e più monotematici) e in effetti le storie del cinema non lo ricordano quasi mai. 2,5/10.
A partire dai fatti francesi del '68 (scioperi, occupazioni di fabbriche, manifestazioni, scontri con le forze dell'ordine), Godard ci spiega perchè politicizzare la massa operaia e soprattutto come.
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