Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Lo confesso, sono sfacciatamente di parte, ma non mi interessa: il vecchio Clint secondo me non sbaglia un colpo. Chissa' che le reazioni poco entusiaste a Hereafter non siano state suscitate dallo stesso scetticismo che anima coloro che attorniano i protagonisti di questo film, cosi' profondo, quasi filosofico, cosi' pudicamente alieno da ogni patetismo o spettacolarizzazione del dolore. Senza influenzare l'opinione dello spettatore in materia, Eastwood, con la lucidita' benevola dei suoi 80 anni, osserva e racconta la morte, le conseguenze ed il pensiero che essa genera in chi l'ha conosciuta, in un modo o nell'altro, dopo di che niente sara' mai piu' uguale a prima, per chi ha il coraggio di mettersi in ascolto di se stesso ed interrogarsi. Perche', sembra spiegarci il regista, per imparare a vivere bisogna proprio affrontarla, questa morte, coi suoi fantasmi e le sue paure che turbano l'esistenza e poco importa, in fondo, scoprire che cosa ci sia oltre questa vita: il bisogno ineludibile di chiunque stia sotto questo cielo e' cercare, trovare ed saper accettare se stesso e la propria natura.
Marie, brillante giornalista esperta di politica, si salva miracolosamente dallo tsunami che devasta le Maldive nel 2004. George e' un operaio in esubero, ma le sue doti sono ben altre: infatti cela a tutti di essere un sensitivo, e vive questa sua capacita' come una condanna. Jason e Marcus, gemelli, hanno dodici anni ed una madre tossicodipendente. I destini di tutti subiscono una repentina svolta quando la morte visita le loro vite, che da quel momento iniziano il percorso per intersecarsi...
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