Regia di Yorgos Lanthimos vedi scheda film
Kynodontas (2009): locandina
Tutto ruota intorno al deviato nucleo (anti-)familiare partorito dalla mente di Giorgos Lanthimos. L'esterno non esiste. E' un concetto astratto, quasi irreale. L'universo è solo una casa e la sua famiglia. Vive di regole bizzarre, che noi miseri esseri umani definiremmo atroci e crudeli. Chi sono loro? Non lo sappiamo. Sappiamo che non sono esseri umani. Sono involucri più che altro. Involucri, robot, animali domestici pronti a comportarsi come il padrone vuole. L'essere umano non è di casa qui.
KYNODONTAS è clamoroso, un'opera che continua a farmi pensare come un dannato e continua a farmi riflettere come poche opere sono riuscite a fare. Trama semplice, basilare e intrigante. In una grande villa vive una famiglia con tre figli isolati dal resto del mondo. I tre non hanno mai avuto contatti esterni e vivono seguendo gli insegnamenti del padre che fa di tutto per tenerli all'oscuro dal mondo che li circonda. Tutto prosegue tranquillamente fino a quando un elemento proveniente dall'esterno scombinerà gli equilibri.
KYNODONTAS è una pura metafora che richiama problemi sociali e politici ben più grandi. Il nucleo familiare rappresentato nell'opera non è altro che una rappresentazione metaforica dei popoli del mondo che vengono chiusi in nuclei, racchiusi nei loro confini, capitanati da qualcuno che gli dice che tutto ciò che proviene dall'esterno è male e deve essere scacciato e rifiutato per salvare la purezza del nucleo interno. Voi, noi (mi ci metto anche io, anche se non faccio assolutamente parte di questo gran numero di persone) siamo esattamente come quei tre ragazzi. Viviamo chiusi nel nostro mondo convinti che ciò che proviene all'esterno e oltrepassa i nostri confini (nostri di chi poi?) sia maligno, da rifiutare, e ci facciamo guidare e convincere (forse inconsapevolmente) da ignoranti che sfruttano l'ingenuità del popolo e l'inconsapevole ignoranza dello stesso che risulta facilmente manipolabile. E' una chiara metafora per rappresentare tanti popoli, tante nazioni che vivono così, con la paura per il prossimo solo perchè proviene dall'esterno dei nostri confini. (Senza fare nomi, l'Italia sta vivendo esattamente questa situazione). Può essere una rappresentazione metaforica del sistema dittatoriale ma non solo.
Kynodontas (2009): Aggeliki Papoulia
KYNODONTAS è pura rappresentazione di equilibri deviati. La famiglia vive in schemi prestabiliti, equilibri elaborati da una figura inquietante, il padre. Ogni cosa deve avere equilibrio in quella casa e Lanthimos rappresenta questo equilibrio nella messa in scena. Ogni inquadratura, scelta di accostamento cromatico, disposizione scenografica è racchiusa in schemi asfissianti e claustofobici, richiamando esattamente l'equilibrio deviato presente nella vita della strana famiglia.
L'equilibrio è un elemento importante. E' un elemento fondamentale senza il quale tutto il castello creato dalla figura autoritaria crollerebbe e tutti gli sforzi risulterebbero invani. Gli accostamenti cromatici sono fondamentali. Il bianco è un elemento sempre (o quasi) presente. Il bianco che richiama quella purezza tanto voluta dall'autorità principale. Ed è quasi un macabro sollievo il momento in cui quel bianco viene simbolicamente macchiato di rosso, il rosso del sangue che schizza violentemente sullo specchio del bagno in una sequenza fondamentale dell'opera.
L'essere umano è assente, completamente, nella famiglia rappresentata da Lanthimos. I membri della famiglia sono, come già detto, involucri dalla sola forma, privati di una qualunque sostanza, così come privo di sostanza è ogni aspetto della vita di ciascun membro della famiglia. Ogni gesto, ogni rapporto (sessuale, amichevole, familiare) è svuotato di ogni significato, vive solo di forma, privato della propria sostanza. I membri della famiglia vivono come animali domestici, addestrati dal membro autoritario, dal padrone.
«Un cane è come la creta, il nostro lavoro qui è di dargli forma: un cane può essere dinamico, aggressivo, un lottatore, codardo o affettuoso. Richiede lavoro, pazienza ed attenzione da parte nostra. Ogni cane, anche il suo, aspetta che noi gli insegniamo come comportarsi. Capisce? Noi siamo qui per determinare quale comportamento il cane dovrebbe avere. Vuole un cucciolo o un amico? Un compagno? O un cane da guardia che rispetta il suo padrone e obbedisce ai suoi ordini?»
Kynodontas (2009): Aggeliki Papoulia, Mary Tsoni
Il discorso riguardo alla filosofia dietro all'addestramento del cane è simbolico, fondamentale, racchiude in poche frasi tutto il film. Un padrone può comandare chi vuole, deve solo modellarlo, dargli forma e renderlo ciò che più è adatto ai propri gusti. L'autoritaria figura paterna fa questo, modella i figli come fossero cani. Il cane è una figura che si presenta più volte nell'opera. Non è un caso se in un'altra simbolica sequenza, è il padre stesso ad insegnare ai membri della famiglia ad abbaiare (per scacciare i gatti, temibili creature carnivore mostruose). E non è un caso se è un cane l'animale che lo stesso desidera portare a casa. Così come la figura del cane risulta simbolica, un'altra simbolica figura che si ripresenta più volte durante il film è quella dell'aereo, figura utilizzata per rappresentare la fuga dal cinico e crudele nucleo creato dalla sadica figura familiare paterna.
Una delle cose più importanti che il film mette in scena è la forza e la potenza che l'arte e la cultura possono avere sulla mente delle persone. Basta una VHS di ROCKY a scombinare equilibri e a creare nuove strade, a deviare gli schemi della figura autoritaria. La cultura e l'arte sono le uniche cose in grado di salvare il popolo dall'ignoranza e l'indifferenza e sono gli strumenti più pericolosi per chi vuole che questa ignoranza e questa inconsapevole indifferenza rimangano lì dove sono sempre state. Non è un caso se i più grandi regimi dittatoriali, come prima cosa, hanno attaccato e trasformato il mondo dell'arte e della cultura per i propri scopi e fini, venendo a conoscenza della potenza di strumenti come questi. L'unico modo per salvarsi è tramite l'arte e la cultura, nient'altro.
C'è troppo, troppo da dire riguardo a questo film. Si potrebbero scrivere tantissime pagine sgli spunti di riflessione che offre questo film. Una cosa è certa (almento dal mio punto di vista): KYNODONTAS è un capolavoro, di quelli enormi, importantissimi e fondamentali. Non riesco a trovare altre definizioni. Un'opera con riflessioni filosofiche, psicologiche, politiche e sociali. Freddo, cinico, potente, intenso, crudele e originale. Un capolavoro come pochissimi negli ultimi anni. Fondamentale.
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