Regia di Hirokazu Koreeda vedi scheda film
"Air Doll" è un incanto, uno di quei rari film che solo in oriente riescono a fare, in questo caso in Giappone, che sta sospeso nell'aria a visione compiuta, come l'ultima parola di un lungo poema. Koreeda è il poeta di questa storia alla Collodi, dove questa figura simbolo della solitudine, una bambola gonfiabile, all'improvviso "si accorge di avere un cuore" e si anima, si fa carne (non del tutto) e come il famoso burattino, vive e si aggira per le strade di Osaka, quando il suo "padrone" non è a casa. Il suo sguardo è puro, incontaminato, per lei il mondo è tutto una scoperta e s'incanta per ogni creatura, per ogni avvenimento. Trova lavoro come commessa in un negozio di film a noleggio, dove si innamora di uno dei commessi. Ma la storia d'amore è solo uno dei molteplici rivoli in cui quest'opera si stempera in due ore di altissimo Cinema. "Candy" si accorgerà ben presto della sua solitudine e, soprattutto, della solitudine di chi la circonda, di quanto dolore vive e s'incarna tutto attorno a lei. Un apologo straordinario non solo sulla società giapponese ma sulla solitudine umana tutta, sulla vita e sulla morte, sull'amore e sul desiderio. Film enorme, che solo qualche piccolo momento un po' stucchevole prova a rovinare, ma che nel complesso dice molto, moltissimo. Attori, a cominciare da colei che interpreta la bambola-Pinocchio, superlativi. "Possedere un cuore, è dolore".
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