Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Viene svelato ben presto e piuttosto banalmente il senso del titolo: è a causa di una colpevolezza coscienziosa all’apice della sua distruzione, che la coprotagonista di questa abbacchiata favola metropolitana carica di buone intenzioni, ma dai toni melensi, non esce la sera. Guido è uno scrittore per caso, deluso dalla ordinarietà della vita ed inguaribile sognatore solitario. Giulia è una moglie che dopo aver lasciato marito e figlia per un altro, non accetta che colui spezzi ciò per cui lei ha mandato a monte la sua vita e lo toglie dalle scene senza rimpianto. L’acqua, di una piscina, è l’elemento che li unisce (e ci unisce) alle loro esitenze, fondendoli e cullandoli come danzatori solenni guidati da note ingombranti e senza tempo; un universo senza gravità dove i loro corpi impauriti e stanchi ne sfidano la forza venendo attratti l’uno all’altra. E’ una storia impossibile, come impossibile è il loro accettarsi. Servirà molto ad entrambi: lui a comprendere che forse la bellezza della vita sta proprio nella sua semplicità; lei a liberarsi inesorabilmente di pesi e rimpianti soverchianti. Interessante messaggio macchiato da qualche scena di troppo e da una prestazione sottotono di Mastandrea, ma risplentente di alti momenti subacquei sapientemente fotografati da Luca Bigazzi e incredibilmente animati con dolci melodie dai Baustelle.
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