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Sherlock Holmes

Regia di Guy Ritchie vedi scheda film

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La recensione su Sherlock Holmes

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Dimenticate Basil Rathbon, l’attore di origine britannica che per quattordici pellicole, diede vita al personaggio creato da Conan Doyle. Dimenticatevene e immergetevi in questa prima pellicola, al quale ne seguì una seconda: Sherlock Holmes – Gioco di Ombre (Sherlock Holmes: A Game of Shadows;2011), entrambe firmate dal regista e sceneggiatore inglese Guy Ritchie capace di richiamare una Londra gotica, ricostruita con una perfezione scenica che ha consentito al film di venire candidato per la notte degli Oscar del 2010, ma che ci restituisce anche un protagonista ben differente da quello che tutti ricordiamo. Quello ideato da Lionel Wigram, autore del fumetto che fa da soggetto alla pellicola e creato appositamente per dare nuova linfa vitale a un personaggio troppo a lungo relegato nella soffitta dei possibili Blockbuster, è un Holmes tagliato con l’accetta e semmai più simile a Indiana Jones o a Batman, perché come quest’ultimo si affida alla bravura di un Robin quanto mai sui generis, un Watson che non è la banale spalla e la semplice voce narrante dell’amico collega, come avveniva invece nei romanzi e nei Pamphlet dell’autore originario di Edimburgo.

 

Nella pellicola dell’ex “Signor Madonna”, al contrario Watson è atletico e affascinante quanto Holmes, che di atletico nelle pellicole precedenti aveva ben poco, e potrebbe essere lui il vero protagonista di questo primo esperimento riuscito a metà, anche se del mondo che ruota attorno al 221/B di Baker Street c'è veramente tutto, oltre a un finale che seppe introdurre ben più di un cliffhanger verso una nuova serie di avversari.

 

Un film molto divertente che si lascia vedere, con continui colpi di scena e una sceneggiatura in perenne divenire, ma che a causa della propria confezione introduce e presenta il proprio limite; cioè un protagonista immerso in un film di cassetta multimiliardario, che predilige l’azione alla deduzione, non disdegnando anche il gentil sesso, tanto osteggiato dal personaggio su carta a causa dell’impossibilità di conciliare ragionamento logico e affetti.

 

Da vedere quindi rimanendo del tutto scevri dalle vostre incursioni cinematografiche e letterarie precedenti e senza la pretesa di seguire i ragionamenti, pochi ma significativi, del protagonista che a breve dovrebbe avere nuove uscite capaci di alimentarne il franchise ovvero sia una terza pellicola, sia una serie televisiva.

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