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Cemento armato

Regia di Marco Martani vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Cemento armato

di Andreotti_Ciro
7 stelle


L’opera prima del cofondatore della casa di produzione Wildeside: Marco Martani, fino a quel momento noto per le numerose sceneggiature dei film di Natale, quali Natale sul Nilo (id.;2002) e Natale in India (id.;2003), segna il ritorno del cinema di casa nostra ad ambientazioni decisamente cupe. Co-sceneggiato assieme al regista Fausto Brizzi, collega in Wildeside, e all’allora esordiente Luca Poldelmengo, la pellicola ci restituisce un Giorgio Faletti che abbandonati temporaneamente i panni dello scrittore di successo e del professor Martinelli, di Notte Prima degli Esami (id.; 2006) rincontra Nicolas Vaporidis, come antagonista non più nelle vesti di un suo allievo ma nel ruolo di un truffatore che vive di espedienti.

 

La figura bieca, e solo all’apparenza molto calma, del Primario, porta al centro della pellicola una ventata di terrore che si concentra con precisione sulle spalle di Diego (Vaporidis) e della sua ragazza Asia, impersonata da Carolina Crescentini, costringendoli a fare i conti con un avversario del tutto inaspettato al quale è meglio non pestare i piedi, neppure per errore. I due coprotagonisti riescono a svolgere il loro compito senza particolari sussulti, mentre osservare il compianto Faletti aggirarsi con fare calmo e violenza chirurgica, fa molto riflettere in merito a un immenso talento che il cinema di casa nostra non ha saputo sfruttare appieno.

 

Tutta l’impalcatura della pellicola, si regge attorno a una sceneggiatura cupa e sulfurea, dalla prima all’ultima scena, funzionando come un meccanismo a orologeria e di ottima fattura. Riuscendo a richiamare nemmeno troppo velatamente le ambientazioni delle pellicole firmate da Quentin Tarantino e pescando a piene mani nella letteratura Pulp. Completando il proprio arco narrativo anche su carta stampata, riuscendo a ispirare romanzo omonimo edito da Mondadori e firmato a quattro mani da Sandro Dazieri e dallo stesso Martani, capaci di recuperare le ambientazioni periferiche della pellicola per restituirle a nuova vita.

 

Un film che alla fine lascia lo spettatore incollato alla poltrona dall’inizio alla fine e al quale la figura di Ninetto Davoli, nel ruolo di un meccanico ricettatore, offre ancora di più l’idea di periferia e di terra di confine al quale di rado (recentemente) siamo stati abituati dal cinema di casa nostra.

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