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La spina del diavolo

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La spina del diavolo

di DeathCross
9 stelle

Poetico.

 

Guillermo del Toro realizza un'opera particolarmente sentita e personale, in cui gli orrori della guerra (in particolare della guerra civile spagnola) sono raccontati attraverso l'uso di elementi Fantastici e Gotici, operazione ripresa dal Regista qualche anno dopo con quell'altro gioiellino che è "El Laberinto del Fauno". La componente Horror e del film, però, è stemperata o, meglio, velata, probabilmente perché l'intenzione di del Toro è quella di realizzare un film pensato per un pubblico di ragazzini/e, che l'autore vuole invitare a riflettere con profondità su un argomento così difficile e terribile come la guerra civile, senza "preparare" la solita moraletta banale e rassicurante, ma mostrando invece la violenza in modo da colpire senza turbare eccessivamente i/le ragazzi/e. Si vede, infatti che Del Toro nutre una profonda fiducia nei confronti dell'Infanzia, e ciò è evidenziato dalla Forza con cui "dipinge" i giovanissimi protagonisti della pellicola, che riescono a lottare con forza anche maggiore degli/lle adulti/e per la Libertà, probabilmente perché questa Libertà è sentita e amata con maggiore intensità proprio dai bambini e dalle bambine, mentre gli individui adulti risultano o troppo impegnati ad arraffare oppure troppo provati dalla sofferenza e dalla stanchezza per combattere efficaciemente.

 

Anche il "villain", nella sua crudeltà, risulta particolarmente approfondito: egli viene descritto come una vittima della guerra, "incattivito" dalla sofferta solitudine. Come succederà anche al "cattivo" del "Laberinto", l'umanità del personaggio viene lasciata trasparire in qualche scena, come quella in cui egli trova delle vecchie fotografie che lo riguardano, ma poi sembra quasi che lui voglia rifiutare questa dimensione per seguire una meta sbagliata e autodistruttiva. Lo/a spettatore/rice, quindi, più che ad odiarlo è spinto a provare pietà per questo triste personaggio, e la vendetta finale del fantasma di Santi (il ragazzo ucciso "per sbaglio" dall'antagonista) si compie con un atto di pietà: un abbraccio. Come in altri film dell'Autore messicano, anche qui elementi visionari ed elementi reali si trovano a convivere, ma rispetto ad altri film del regista, qui non troviamo gigantesche ambientazioni fantasy: i fantasy qui è limitato praticamente alla figura inquietante (specialmente negli occhi) del fantasma. L'attenzione, comunque, rivolta verso l'ambiente esterno è evidenziata dall'uso da parte del regista di frequenti campi lunghi davvero suggestivi.

 

Un'Opera vivamente consigliata, che lancia numerosi spunti di riflessione e che, secondo me, dovrebbe coinvolgere anche i bambini e le bambine (ovviamente con la presenza di qualche adulto/a).

 

Voto: 8-9

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