Regia di Fritz Lang vedi scheda film
"Furia" è il primo film americano di Fritz Lang, regista austriaco che in Germania aveva realizzato capolavori indiscussi ma che era fuggito all'avvento al potere di Hitler. Negli USA Lang resterà fino al termine della propria carriera, inaugurata con questa pellicola, che molti considerano uno dei migliori film della sua carriera.
Il film narra la storia di Joe Wilson, un modesto operaio che intende sposare la sua fidanzata Katherine, ma che durante un viaggio in auto viene scambiato per errore con un malvivente che ha sequestrato una bambina e, condotto in prigione, rischia seriamente di essere linciato da una folla inferocita, anche se si salva e poi decide di vendicarsi trascinando in tribunale gli autori del linciaggio. È un film a carattere sociale che riprende alcuni dei temi preferiti da Fritz Lang, in particolare la tentazione del crimine che alberga anche nelle persone più ordinarie, nonché il ricorso alla giustizia sommaria che si trasforma presto in voglia di uccidere, severamente condannato dal regista come abuso fascista. È un'opera di ispirazione generosa che pone interrogativi scomodi, disturbanti, un film dalla progressione narrativa infallibile soprattutto nella prima parte che può contare su un ritmo decisamente sostenuto, con le sequenze dell'assalto alla prigione che restano sicuramente le più forti, le più dure e le migliori.
La sceneggiatura, scritta dallo stesso Lang insieme a Bartlett Cormack e Norman Krasna, analizza con onestà di accenti e indubbio vigore le tentazioni giustizialiste e il desiderio di vendetta della vittima, ma si ha l'impressione che la parte processuale sia un po' lunghetta e che alcuni discorsi degli avvocati abbiano un qualcosa di predicatorio che poteva essere asciugato in fase di scrittura, anche se, a quanto pare, sul risultato finale pesarono molto le interferenze della produzione, in particolare del futuro regista Joseph L. Mankiewicz. Per quanto riguarda il cast, Spencer Tracy rende con maestria l'evoluzione del personaggio fino al ravvedimento finale e risulta sempre convincente, anche se la sua presenza sullo schermo risulta un po' sacrificata in termini di screen time; ottima la Sidney nelle sequenze più melo', che conduce con bravura senza mai eccedere, e fra i caratteristi meritano una menzione almeno Bruce Cabot e Walter Brennan in un piccolo ruolo, ma anche Frank Albertson e George Cabot come fratelli di Joe che portano avanti la causa in tribunale in sua assenza.
Sembra che Lang lo considerasse il migliore tra i suoi film americani insieme a "Quando la città dorme", e ancora oggi rimane una visione imprescindibile sui temi della giustizia sociale.
Voto 9/10
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