Regia di Shane Black vedi scheda film
Lasciate perdere la trama, tanto anche l’esordiente Shane Black – pur con un passato da sceneggiatore – ha dimenticato di scriverla, preso com’era dall’urgenza di far sentire il tocco di classe. Più o meno si parla delle vicende che ruotano intorno all’omicidio di una ragazza e alla relazione tra un ladruncolo (Downey Jr.) che si improvvisa attore e la sorella di lei (Monaghan, smorfie e niente altro). Black sembra un globetrotter che in una partita vera non vedrebbe il cesto neppure con il cannocchiale, impegnato com’è a fare esercizio di virtuosismo, sciorinando dialoghi verbosissimi, rompendo la quarta parete, riavvolgendo la storia avanti e indietro e usando a sfinimento la voce over del protagonista. In teoria si vorrebbe evocare l’atmosfera noir dei vecchi hard boiled, con un tocco di metacinema che dovrebbe far sorridere e invece spesso lascia perplessi. Ma il gioco di specchi e autocitazioni finisce per inghiottire tutto il resto: non un omaggio ironico al genere, piuttosto una sua caricatura un po’ autocompiaciuta, dove i cadaveri servono più come pretesto che come trama. Anche l’idea del “ladro che finge di essere un attore che finge di essere un detective” – che sulla carta avrebbe potuto funzionare – diventa un espediente da sceneggiatore brillante che si diverte più di quanto riesca a divertire. Il risultato è un film che vorrebbe essere brillante e sovversivo, ma resta intrappolato nella propria furbizia.
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