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Le colline hanno gli occhi

Regia di Wes Craven vedi scheda film

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La recensione su Le colline hanno gli occhi

di Qualcunocheadorailcinema
5 stelle

La brutta copia di "Non aprite quella porta"? Il classico scontro tra famiglia piccolo borghese e mondo selvaggio e i civilizzato delle periferie? O forse qualcos'altro ancora?

Una vacanza di famiglia prende una svolta terrificante quando i viaggiatori restano bloccati in una area nucleare del governo degli Stati Uniti. Scoprono allora con orrore che il deserto è tutt'altro che disabitato.

 

 

Wes Craven, con Le colline hanno gli occhi, tenta un nuovo affondo nell’incubo americano, dopo l'esordio exploitation con l’ultra-provocatorio "L’ultima casa a sinistra".

Il film ha una forza visiva notevole, ma spesso sembra più interessato a scioccare che a raccontare. La trama è carica di tensione, ma sconta una certa rozzezza nella scrittura e nello sviluppo emotivo. Tuttavia, sarebbe ingeneroso ignorare alcune qualità del film, tra cui l’interpretazione magnetica e disturbante di Michael Berryman, che nel ruolo di Pluto riesce a evocare una presenza quasi archetipica del male primitivo.

Eppure, il confronto con "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper, uscito solo tre anni prima, è inevitabile: anche qui abbiamo una famiglia, un’ambientazione rurale e una discesa nell’orrore, ma il film di Hooper riesce a essere più coeso, più innovativo nella messa in scena e decisamente più incisivo sul piano simbolico. Craven tenta qualcosa di simile, ma il suo approccio è più didascalico, meno sottile. La pellicola di Craven è un’opera disturbante, ma anche irrisolta e quasi incompleta: affascinante nel suo caos, ma nettamente meno memorabile del suo predecessore texano.

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