Trama
Su un pavimento nero viene tracciata, con vernice bianca, la sagoma frammentata di Gaza: le città, i campi profughi, i quartieri cancellati. All’interno di questa mappa vivente, nove sopravvissuti – uomini e donne – raccontano cosa resta dopo l’apocalisse. Le case distrutte, i sogni interrotti, i corpi mutilati, i lutti. Ma anche la memoria, la volontà di testimoniare, la disperata urgenza di rimanere vivi.
Qui vit encore è un film fatto di volti, pause, silenzi e corpi che reclamano spazio. Un gesto cinematografico che non punta a spiegare, ma a rendere visibile ciò che rischia di essere dimenticato.
«Davanti a questa sistematica cancellazione, il linguaggio si inceppa. Ma non possiamo restare in silenzio. Il mio film vuole essere un ponte tra chi ha perso tutto e chi, guardando, può ancora scegliere di ascoltare. Un invito a ritrovare ciò che ci resta di umano», annota Wadimoff.
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