Regia di Mayra Hermosillo vedi scheda film
Vainilla (2025): scena
Venezia 82. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
"Vainilla" della regista messicana Mayra Hermosillo è la classica opera prima che prende spunto dall'infanzia del proprio autore. Il consiglio dei manuali di scrittura creativa raccomanda di trattare un argomento che si maneggi piuttosto bene. Un'indicazione valida anche per i registi alle prese con l'esordio dietro la cinepresa. Hermosillo, perciò, ci racconta la sua fanciullezza all'interno di una famiglia allargata, poco consona al modello culturale e familiare del Messico di fine anni '80. La protagonista del film, la piccola Roberta, 8 anni, vive in casa con altre sei donne, la madre, la nonna, la bisnonna, la prozia, la figlia adolescente di quest'ultima ed, infine, la vecchia domestica che rivela un benessere oramai svanito da tempo e l'antica abitudine al servizio delle classi meno abbienti. Le sette donne stanno per perdere la casa, l'unico stipendio della nonna Georgina, hostess per un compagnia aerea, non basta a sfamare tante bocche e a sostenere le attività disperate della prozia Limbania che, tra sbronze e imprese poco redditizie, ha ricevuto lo sfratto. Come ogni pollaio che si rispetti, gli schiamazzi sono perpetui, i litigi fragorosi e le riconciliazioni complicate ma sincere. La piccola Roberta scruta con attenzione le dinamiche familiari, sogna un padre e spera di vincere un concorso per andare al mare insieme a lui. I suoi occhi sono la cinepresa di Hermosillo, riprendono e raccontano l'esistenza di questo decadente ma vitale interno borghese. Il mondo di Roberta è compresso tra le mura vocianti ed incasinate della casa. La scuola, il bar e qualche partitella a carte con il vecchio propietario di una bancarella sono il resto del suo piccolo mondo. "Vainilla" strizza l'occhio a molto altro cinema del passato. Su due piedi mi ricorda "Roma" di Alfonso Cuaron per le dinamiche familiari e "Little Miss Sunshine" che fa capolinea sul palco in cui la piccola Roberta si esibisce senza pudori. Hermosillo si coccola nei ricordi di una famiglia poco equilibrata ma ricca d'amore. È quest'ultimo a restituire speranza anche nei momenti dello sconforto e della perdita delle quattro mura amiche. Il passaggio dalla fanciullezza ad un'età più adulta è coronato da un gelato alla vaniglia consumato nel vialetto di casa, tra le poche cose da portar via, e da un taglio di capelli rasserenante. Il finale dolce amaro di "Vanilla" è un inno alla resilienza, alla speranza che i sogni si avverino. Una nuotata al mare con tutte le donne della famiglia e quelle foto finalmente sviluppate che forse ammiccano al futuro della bambina. Nulla aggiunge di nuovo questo film al genere autobiografico. Ma quello che fa lo fa bene. tra isterie e risate, con affetto e dolcezza.
Vainilla (2025): scena
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