Trama
Jihan K aveva solo pochi anni quando suo padre, Mansur Rashid Kikhia, scomparve misteriosamente. Avvocato per i diritti umani, ministro degli Esteri libico e ambasciatore alle Nazioni Unite, Kikhia era stato parte del governo di Gheddafi prima di abbandonarlo, diventando una delle voci più autorevoli dell’opposizione pacifica. Per molti era destinato a succedergli. Nel 1993, però, la sua figura venne cancellata: sparì dal suo hotel al Cairo e soltanto diciannove anni dopo il suo corpo fu ritrovato in un congelatore vicino al palazzo del dittatore libico.
In questo documentario, Jihan ricostruisce la storia di un padre che non ha potuto conoscere davvero. Lo fa attraverso interviste alla madre, Baha Al Omary – che dedicò la vita alla sua ricerca – ai colleghi e amici di Mansur, e agli archivi storici. La sua indagine diventa presto una riflessione più ampia: sul peso di quella perdita, sul legame con la propria identità libica e sulla memoria di un Paese segnato dal culto della personalità e dalla repressione politica.
La regista racconta: «Non voglio che mio padre scompaia una seconda volta. Realizzare questo film è un modo per trattenerne il ricordo, per colmare il mio vuoto personale e allo stesso tempo interrogarmi sulla Libia: come siamo arrivati fin qui? E come si può spezzare il circolo di difficoltà che dura da decenni? Questo film è anche un tentativo di riconnettermi con mio padre e con la Libia alle mie condizioni, come donna, come figlia, come cineasta».
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