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The Voice of Hind Rajab

Regia di Kaouther Ben Hania vedi scheda film

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La recensione su The Voice of Hind Rajab

di port cros
4 stelle

82ma MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2025) – IN CONCORSO

 

Nel gennaio 2024 il centralino della Mezzaluna Rossa palestinese deve gestire un’emergenza nel corso di un’operazione militare israeliana a Gaza: una bambina di sei anni di nome Hind Rajab è rimasta sola nell’auto dove i suoi familiari in fuga giacciono uccisi dal fuoco israeliano, e gli operatori restano per ore in contatto telefonico con la minore nell’attesa di poter organizzare in condizioni di sufficiente sicurezza un’operazione di recupero.

 

La scelta della regista tunisina Kaouther ben Hania per portare questa vicenda realmente accaduta sullo schermo è quella di una drammatizzazione a partire dagli audio originali delle telefonate di quel giorno, che vengono inseriti all’interno delle scene ricreate con gli attori.  Tutto il film è ambientato all’interno del centralino e centro di coordinamento dei soccorsi della Mezzaluna Rossa sito a Ramallah in Cisgiordania, lasciando la violenza della guerra fuori campo visivo (ma non uditivo), e racconta dell’angoscia e del senso di impotenza degli operatori umanitari che non riescono a salvare la bambina, nell’impossibilità di inviare una missione di recupero che non rischi a sua volta di essere falciata dalle pallottole.

 

Si tratta di un’opera sicuramente realizzata e selezionata alla Mostra a motivo dell’urgenza di affrontare il dramma umanitario della popolazione della Striscia di Gaza e che ragioni politiche più che artistiche potrebbero portare a vincere qualche premio. Infatti, al di là dell’importanza e dell’attualità del soggetto, il dramma telefonico della ben Hania mostra le limitate capacità della regista  (già autrice del noiosissimo e logorroico Les filles d'Olfa) nel costruire la tensione ed il pathos: ella si limita infatti ad inquadrare banalmente  in primo piano gli operatori della Mezzaluna Rossa mentre parlano con la bambina per ricavare informazioni utili o per rassicurarla e mentre litigano tra loro sull’organizzazione dei soccorsi. Le ripetute conversazioni telefoniche  finiscono per risultare soporifere, in assenza di una valida struttura narrativa: si veda, per un confronto istruttivo su cosa significhi essere una brava regista, come Kathryn Bigelow costruisce scene tesissime intorno a delle convulse telefonate in A House of Dynamite visto soltanto ieri a Venezia.

 

The Voice of Hind Rajab è purtroppo un film in definitiva piatto e banale, che utilizza furbescamente l’espediente dell’utilizzo della vera voce della piccola vittima della guerra per compensare le sue carenze artistiche nel suscitare emozioni, compassione e riflessione intorno alla tragedia che rappesenta, affidando così alla voce della bimba il lavoro che spetterebbe invece agli autori di un'opera che, per quanto ispirata a fatti veri, resta di finzione cinematografica. Temo purtroppo che la Giuria cascherà nella trappola.

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