Trama
Dídac ha sedici anni e sta trascorrendo le vacanze estive insieme alla sua famiglia, pedalando lungo il corso del Danubio. È un viaggio fatto di campeggi, ostelli, soste sulle rive, calore estivo e improvvisi acquazzoni. Ma l’incontro con un ragazzo misterioso incrina il ritmo quotidiano e porta in superficie emozioni nuove, sensazioni che sconvolgono non solo Dídac ma anche il suo rapporto con chi gli è accanto. Il fiume stesso, con le sue acque mutevoli e insondabili, diventa specchio e compagno del suo percorso di crescita.
Il film Strange River nasce dai viaggi in bicicletta che il regista ha compiuto da ragazzo con la sua famiglia lungo i fiumi d’Europa, trasformati qui in una narrazione che lega l’esperienza intima e corporea del movimento a una riflessione più ampia sull’adolescenza. «Volevo raccontare l’unicità di quei viaggi – la vita all’aperto, il ritmo delle pedalate, il canto degli uccelli e del vento – con una macchina da presa che si muovesse come l’acqua», spiega Claret Muxart.
Al centro c’è Dídac, ma il suo percorso non è isolato: la famiglia resta parte integrante della sua trasformazione, con genitori che trasmettono emozioni tanto quanto le ricevono dai figli, e un fratello minore che osserva con curiosità e inquietudine il cambiamento che lo circonda. Strange River è insieme un racconto di formazione e un omaggio alla memoria familiare, un film che riflette su come i legami più intimi si intreccino con la scoperta di sé.
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