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L'étranger

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su L'étranger

di EightAndHalf
6 stelle

 

È l’Arthur Meursault di Camus ad assorbire le nuove riflessioni di François Ozon sulle pene, le colpe e le pulsioni dell’uomo, dopo gli omicidi di Mon Crime e Quand vient l’automne: dell’apatico che vive in Algeria, seppellisce la madre e uccide un indigeno, Ozon riproduce la percezione filtrata della realtà, senza stimoli, senza emozione, senza credo. La prima mezz’ora del suo Étranger è un largo e calligrafico Antonioni tra le vie di Algeri, i funerali e gli incontri amorosi con l’innamorata Marie, panoramiche gesti e dettagli che ci sono solo perché ci sono, cose a cui lo spettatore può rispondere solo alla maniera di Meursault, “j’en sais pas”. I presupposti narrativi dell’omicidio poi, che corrispondono all’inizio dei dialoghi, diventano lo scontro fra la freddezza di Meursault e i sentimenti (anche violenti) del mondo, e l’impatto non esclude punte ozoniane di grottesco seppur congelate anche quelle, immerse nel plumbeo bianco e nero di un mondo neutro per cui non vale la pena reagire. Infine il processo, il tentativo di ricordare, e ovviamente Meursault che sa esattamente che tra il primo e il secondo sparo ha aspettato qualche secondo, mentre Marie al banco dei testimoni non sa nemmeno che giorno esattamente sia stato quello del primo incontro con Arthur. Perché le emozioni confondono l’ordine delle cose, a prescindere che valga la pena ricordarle, e Arthur non prova niente, quindi quell’ordine lo ricorda tutto perfettamente, e non sente il motivo di mentire. Ozon riesce a non indossare al 100% il cinismo di Arthur nonostante l’essenziale del suo sguardo registico su questo mondo: l’operazione non è nuova (nemmeno per lui (Jeune et belle è dietro l’angolo), non ha bisogno dell’arida letterarietà e aggiunge anche una tona polemica contro il colonialismo a rispettare l’importante agenda del contemporaneo; in compenso L’Étranger pare la declinazione ennesima di qualcosa di già detto, carismatica ma trattenuta, rispettosa e castigata. Senza sbavature (purtroppo) anche di fronte a certi abissi. Benjamin Voisin è il volto belloccio e giusto per quel vuoto. 

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