Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Quentin Duplieux si fa assecondare dalla notevole interpretazione di Adèle Exarchopoulos, scattosa e fisiologicamente sopra le righe, per mettere alla berlina, sotto la forma di una commedia nerissima, il vuoto cosmico attorno a cui nascono e muoiono oggi gli influencer, indotto di claque decerebrata, pagante e soprattutto volatile compreso.
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Magalie è affetta dalla nascita da insensibilità congenita al dolore. A quattordici anni, invidiosa del dolore che provano gli altri, per la prima volta si riprende con il telefonino mentre si collega ai denti i cavi per la batteria dell'auto del padre, ma non riesce a procurarsi nemmeno solletico; il padre, dopo averla cazziata, manda il filmato ai propri amici, tanto per fargli vedere che figlia burlona abbia. Dal momento che il video in poco tempo diventa virale, realizza che questa strana patologia, più che un problema, può diventare per lei una dote, una fonte di guadagno. Nata, nel 1989, lo stesso giorno dell'avvento del web, fa del web la propria fortuna: si iscrive a tutti i social possibili, e inizia pubblicare filmati nei quali si autoinfligge qualsiasi tortura, partendo da una semplice martellata su una mano, passando a traforarsela con un punteruolo, e poi pensandone ogni volta una nuova e sempre più estrema.
Va chiarito che Magalie è un personaggio di fantasia: bisogna specificarlo perché, nell'era dei social media, il suo profilo eccessivo, sguaiato e misantropo, è terribilmente plausibile. Ne L'accident de piano, il regista Quentin Duplieux precipita il racconto in un mondo amorale nel quale non si salva nessuno: dalla protagonista, figlia degenere della deriva digitale, inabile alla relazione e incapace di gestire la propria instabilità emotiva, al suo servile e inseparabile assistente, appiattito sui bisogni di lei al punto di accettare di esserne complice anche quando con i suoi deliri di onnipotenza varca l'ultima soglia.
Il film la incontra con lui nel presente, con il conto in banca a diversi zeri, mentre ferita - con il collare cervicale e un braccio ingessato in seguito all'incidente del titolo - si reca in uno chalet di montagna a meditare sul da farsi. Una giornalista arrivista che si presenta via mail per ricattarla allo scopo di svoltare la carriera, e due fan ottusi e pedestri che le danno il tormento per avere una foto ricordo, completano il quadro di umanità degenere di cui sopra.
Con somma attenzione da riservare alle parole utilizzate dalla protagonista, che nei suoi sproloqui (prima di cedere e definirsi "la peggior merda") arriva a darsi dell'artista, ma che altro non fa che dilaniare pezzo per pezzo il proprio corpo, monetizzando il proprio progressivo disfacimento, Quentin Duplieux si fa assecondare dalla notevole interpretazione di Adèle Exarchopoulos, scattosa e fisiologicamente sopra le righe, per mettere alla berlina, sotto la forma di una commedia nerissima, il vuoto cosmico attorno a cui nascono e muoiono oggi gli influencer, indotto di claque decerebrata, pagante e soprattutto volatile compreso.
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