Regia di Anthony Minghella vedi scheda film
Paragonabile più a "Il paziente inglese" che a "Via col vento", questo film, nonostante il cast ricco di grandi nomi, è più di regia che d'attori. Ha di contro una trama un po' stereotipata, tutta già vista e rinomata, ma trova i suoi punti di forza nella sceneggiatura, in cui Minghella evidenzia più il viaggio di Inman (interessante, ricco di significativi incontri che gli permettono di esplicare la brutalità della guerra e la cattiveria degli uomini) e in cui mette in mostra con tutto il lirismo di cui è capace ("l'hanno voluta loro questa guerra, e ora se ne stanno soto l'acqua a lamentarsi perchè piove") e rischiando di essere troppo calligrafico la sua personale e forte denuncia contro la guerra. Il film, in cui si intrecciano principalmente due tematiche, ovvero quella del dramma sentimentale personale e quella del dramma universale, è sicuramente più riuscito sul piano bellico, che mette in sxcena con tutta la crudeltà di cui è capace e senza riparmiare a nessuno (neppure al potagonista) un triste finale, che sul piano dei sentimenti: se lo sbocciare dell'amore fra i protagonisti è raccontato col necessario pudore e con più realismo che nei soliti film, dove si elude l'imbarazzo nauralmente provocato da silenzi, lettere mai spedite e parole mai pronunciate, tuttavia si toccano punte di eccessivo sentimentalismo, mal salvate in extremis dall'intervento ostentato della montanara Ruby, tutta smorfie e cinismo, interpretata dalla Zellweger. Restano una splendida fotografia, l'ottima scenografia di Ferretti ingiustamente ignorata agli Oscar, e una potente colonna sonora. Restano scene indimenticabili, come l'episodio della donna col neonato, e la premionizione del pozzo, e resta un indicibile e inconsolabile senso di amarezza. Perchè nel mondo di "Ritorno a Cold Mountain" nessuno prova pietà per nessuno, e sono i compatrioti stessi che uccidono i loro soldati, o tradiscono coloro di cui si fingono amici. Nessuno si sala, e l'eroismo non viene premiato. Persino Inman, che malgrado abbia disertato è un buon uomo, pronto ad aiutare gli altri e rischiare la vita per quello in cui crede, viene ucciso da quello che è forse il personaggio più odioso del film. E, mentre muore con le parole sono tornato" sulle labbra, si realizza un ideale seguito de "Il paziente inglese". Come la bella protagonista era morta a causa dell'insensiblità della gente, così Inman perde la vita per l'inutile intransigenza di un altro uomo.
Ricca di stereotipi, ben rielaborati da Minghella, che è espressamente epico e dichiaratamente colossale.
Potente e bellissima. Straordinaria la dolcezza di Gabriel Yared, nei bellissimi titoli di coda, potente, coraggiosa e notevole la musica corale durante la battaglia, buoni i pezzi suonati al pianoforte.
Difficile apportare cambiamenti a questa ambiziosa opera, però si potrebbe cominciare ridimensioando il personaggio di Ruby. Voto: tra sufficiente e buono.
Il migliore del cast, ha meritato la nomination. Intenso, espressivo e fisicamente adatto.
Bellissima, ma troppo frivola. Niente in confrnto all'intensità mostrata in Ritratto di signora e all'abbagliante magnificenza di Moulin Rouge!; anche se la sua interpretazine non è negativa, neppure si distingue in modo particolare.
Personaggio troppo netto e smorfieggiante quello ce le hanno attribito, ma la Zellweger è capace e sa cavarsela. Eccessiva la nomination agli Oscar, però.
Molto bravo, e in un ruolo diverso dal solito.
E' un regista molto interessante, tanto per la spiccata sensibilità quanto per la forza e la passione con cui affronta le sue tematiche. Sa girare benissimo scene di guerra come sa girare scene di passione, e sa donare di una luce sfumata, triste e intimista le sue grandi e immense storie. Avrebbe meritato di essere nominato.
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