La recensione su Left-Handed Girl

di alan smithee

6 stelle

FESTIVAL DI CANNES 78 - SEMAINE DE LA CRITIQUE

Una famiglia di sole donne, composta da una madre ancora giovane ed energica, una figlia di primo letto già maggiorenne ed indipendente, ed una bimbetta sveglia e adorata da tutti, giungono in macchina a Taipei in cerca di riscatto.

L'ultimo marito, nonché padre della figlia minote, ha abbandonato la tenace genitrice Shu-Fen, e questa fa ritorno in città a gestire un noodle shop all’interno del frenetico mercato notturno, scoprendo tra l'altro che il marito giace in fin di vita in ospedale.

Aiutata dalle figlie, di malavoglia soprattutto dalla più grande, che trova posto di lavoro anche da un altro ambulante, divenendo e amante segreta, la donna pensa che, con un po’ di fortuna, potranno riuscire a rialzarsi, guadagnando abbastanza per pagarsi l'alloggio e vivere dignitosamente.

Ma non tutto va liscio come si sperava, e, di fronte ad una spesa inaspettata difficile da sostenere, i genitori anziani di Shu-Fen non fanno molto per aiutare la figlia, anzi si ritirano presto al primo appello di soccorso della donna nei loro riguardi.

Per fortuna c'è un ambulante suo vicino dal cuore tenero, per fortuna la vita si presta a svolte improvvise, e ancora per fortuna la gioventù pare indenne ad abbattersi e a soffrire, e la piccola I-Jing, nonostante qualche pessima influenza da parte di adulti ignoranti che le insegnano sciocchezze come che la mano sinistra è quella del diavolo, saprà avere la forza per superare al meglio le asperità del vivere.

Si riforma la coppia cinematografica che ha visto curare la scrittura di quasi tutti i film di Sean Baker, ultimo, entro brevissimo ormai penultimo vincitore della Palma d'Oro.

Si tratta della sceneggiatrice Shih-Ching Tsou, ma in questo caso i ruoli si invertono: è infatti Baker che cura la sceneggiatura, mentre Shih-Ching prende le redini della spigliata regia e si occupa di riprendere la vicenda.

Left-handed girl è un film vitale, che scaccia la facile retorica e sa raccontare un dramma di vita stemperando ogni sentimentalismo dolciastro e dando al racconto ritmo e verve tipiche della formazione stilistica e narrativa del cinema di Baker, abile da sempre nel raccontare storie anche drammatiche con schiettezza ed un ritmo distante da ogni facile ricatto emotivo.

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