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Un semplice incidente

Regia di Jafar Panahi vedi scheda film

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La recensione su Un semplice incidente

di pazuzu
9 stelle

Panahi introduce il tema dell'ineluttabilità della vendetta con l'intenzione di superarlo, di andare oltre lo schema della guerra perenne, indagando sullo stato attuale dei rapporti umani in Iran, e riflettendo su come i confronti civili tra animali sociali con un proprio intelletto siano possibili ad ogni latitudine. Anche lì.

 

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«Quello che deve succedere succede», dice la moglie all'uomo alla guida dopo che un animale gli ha tagliato la strada finendo morto investito dalla loro auto. Poco dopo, anche l'auto sembra non stare troppo bene. Recatosi all'officina più vicina per un soccorso, il guidatore accende un ricordo terribile in uno dei meccanici, il quale, nel suo passo claudicante, e in particolare nel suono emesso dalla sua protesi, riconosce 'Gamba di legno', altrimenti detto 'Gamba rotta', ovvero l'aguzzino che lo torturò quando fu imprigionato perché dissidente, che non vide mai in viso perché fu sempre tenuto bendato. Dopo averlo pedinato, lo cattura e lo chiude in una panca nel proprio furgone, conducendolo in un terreno dove scava una buca per seppellirlo vivo. Al momento di farlo, però, le parole dell'uomo - che sostiene di non essere chi lui pensa - lo portano a dubitare del proprio istinto: e se davvero non fosse lui? Quindi lo tappa di nuovo nella panca, e si muove alla ricerca di altri prigionieri politici che, nella sua stessa condizione, possano aiutarlo a chiarirne l'identità.

 

 

Con It Was an Accident, Jafar Panahi, che il carcere iraniano lo ha conosciuto bene, prova a rispondere a una domanda semplice, legittima e pericolosa: cosa potrebbe accadere ad un aguzzino se finisse tra le mani di qualcuna delle sue vittime?
Le ferite, gli incubi, e la memoria del dolore come lascito indelebile di torture indicibili, sono il carburante che muove ognuna delle azione dei protagonisti di un film importante. Un pugno di personaggi diversissimi tra loro, tutti accomunati da ragioni sacrosante per avere desiderio di rivalsa nei confronti di chi gli ha segnato la vita per sempre, nel corpo e nella testa, ognuno con un ricordo ben preciso legato a un senso diverso dalla vista (nessuno lo ha mai visto il volto, ma c'è chi ne riconosce il puzzo del sudore e chi impazzisce sfiorandolo e riconoscendolo al tatto), si trovano a discutere su cosa sia giusto fare; a dibattere, dialogare, litigare, cercando dentro sé stessi il senso profondo della parola 'giustizia'.

 

 

Riuscendo a declinare un tema terribile con sensibilità e ironia, pur senza risparmiare la tensione, che domina tutta la splendida sezione conclusiva, Panahi introduce il tema dell'ineluttabilità della vendetta con l'intenzione di superarlo, di andare oltre lo schema della guerra perenne, indagando sullo stato attuale dei rapporti umani in Iran, e riflettendo su come i confronti civili tra animali sociali con un proprio intelletto siano possibili ad ogni latitudine. Anche lì.

 

 

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