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Trama

Presentato a Cannes 2025 nella sezione Un Certain Regard, il film Homebound racconta la storia di due amici d’infanzia che, in un villaggio del nord dell’India, due amici d’infanzia inseguono un sogno comune: superare il concorso per entrare nella polizia nazionale, nella speranza di conquistare una dignità sociale che finora hanno solo sognato. Ma mentre si avvicinano all’obiettivo, il legame profondo che li unisce inizia a incrinarsi, logorato da disillusioni personali e tensioni crescenti.

Il film Homebound è un racconto toccante sull’amicizia, la lotta di classe e la fragilità delle aspirazioni. Dieci anni dopo il successo di Tra la terra e il cielo, Neeraj Ghaywan torna al Certain Regard con un film più maturo e intimo. Attraverso lo sguardo di due giovani emarginati, il regista esplora con sensibilità le contraddizioni sociali dell’India contemporanea. La narrazione si sviluppa in un ambiente rurale vivido e credibile, frutto di una lunga immersione nei luoghi e tra le persone reali che hanno ispirato la storia.

Da sempre, Ghaywan lavora in modo inclusivo e democratico, assicurando parità di genere e rappresentanza di comunità marginalizzate in ogni reparto. Sviluppa ambienti di lavoro rispettosi, familiari, con particolare attenzione alla sicurezza emotiva degli attori, soprattutto nelle scene più delicate. Il “Codice 360” (silenzio, atmosfera musicale, set ristretto) favorisce concentrazione e immersione emotiva e prova ne è il risultato raggiunto nel film Homebound.

Homebound è un film che riflette sulla gentilezza, sull’empatia e sul riconoscere l’altro come uguale, senza giudizio. Il regista si è ispirato a una citazione di Rainer Maria Rilke: “Nessun sentimento è definitivo”. Tale approccio si riflette nella narrazione, che evita facili dicotomie, preferendo un ritratto sfumato e profondamente umano.

Neeraj Ghaywan ha abbandonato una carriera nel mondo aziendale per dedicarsi al cinema, colpito dalla visione di Pather Panchali. Autodidatta, formatosi con visioni e analisi critiche, il suo stile è influenzato da autori come Béla Tarr, i fratelli Dardenne, Haneke e Ken Loach. Crede in un cinema politico, ma mai didascalico, dove la denuncia nasce dall’umanità dei personaggi.

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