Regia di Spike Lee vedi scheda film
Con Highest 2 Lowest, Spike Lee rilegge Anatomia di un rapimento di Akira Kurosawa trasportandolo nel cuore dell’industria musicale contemporanea, trasformando la parabola morale del magnate in un apologo sul potere, l’etica e la deriva dell’immaginario afroamericano. Il film vive di una doppia tensione: da un lato la fascinazione per la tradizione — incarnata da King David (Denzel Washington) — e dall’altro la paura del presente, rappresentato da una generazione di figli e di artisti che sembrano privi di centro, di un’eredità autentica. Laddove Kurosawa costruiva un dramma tragico sulla perdita e sull’inevitabile discesa dell’uomo “alto” verso la condizione “bassa”, Lee compie un gesto opposto: solleva il suo protagonista fino alla redenzione, lo lascia vincere, pur dopo averne messo in crisi i principi. In questa vittoria, però, si rivela il limite del film — il suo sguardo paternalistico, la sua fede residua nel potere salvifico della vecchia generazione. L’autore alterna il lirismo della pellicola 16mm ai filtri digitali, le pulsazioni del videoclip alla densità del dramma morale, in un collage di linguaggi che cerca di rianimare il passato attraverso le forme del presente. Ma la sua dialettica resta irrisolta: il futuro, nel mondo di Highest 2 Lowest, può esistere solo se viene accolto, perdonato o compreso dal passato. E così, dietro l’apparente apertura di King David alla nuova musica, si avverte ancora l’eco dell’uomo che non sa abdicare al proprio potere.
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