Regia di Isabel Coixet vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: TRE CIOTOLE
Vision Distribution ha capito che lo sguardo di un regista straniero nel trasformare in immagini dei best seller fortemente italiani è un valore aggiunto che trasformare la pagina scritta in un vero e proprio bel film.
È successo con Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch per Le Otto Montagne, con Joe Wright e M il figlio del secolo e adesso tocca alla regista catalana Isabel Coixet (specializzata in donne che trasformano la propria vita attraverso la trasformazione fisica imposta da una malattia) a portare in scena il romanzo testamento di Michela Murgia. Quelle Tre Ciotole Rituali per un anno di crisi dove racconta la magia della vita attraverso 10 microstorie.
Isabel Coixet destruttura il libro e lo riassembla raccontando le conseguenze della fine dell’amore di Marta e Antonio abbracciando il Michela Murgia pensiero che si respira in tutto il film ma che esplode e ti entra dentro nel finale per niente ricattatorio e per questo motivo decisamente apprezzato dal sottoscritto.
La bellezza della vita e la sfida della morte unite dal potere salvifico del cibo, questo potrebbe essere il sunto delle due ore che la regista catalana ci ha raccontato attraverso l’amore di questi due quarantenni in profonda trasformazione personale che inevitabilmente confluirà nella loro storia d’amore facendola finire.
Una banale lite si trasforma in un qualcosa di più di una pausa di riflessione. Antonio, chef che innova la tradizione, passa da cucinare per amore della “Disordinata” Marta a cucinare per soddisfare il palato degli altri. Questo passaggio segna il punto di non ritorno della loro storia d’amore e così Marta (una spettacolare e in parte Alba Rorhwacher), promessa della ginnastica artistica e adesso prof di educazione fisica che vive passivamente il suo lavoro, diventa totalmente inappetente rifiutando anche il cibo trash con cui si nutre (Wurstel fredde e cracker con ketchup).
Purtroppo, quella mancanza di fame non è figlia di un malessere d’amore ma di un brutto male già al quarto stadio. Questa diagnosi che suona come una sentenza si trasforma in un’opportunità per vivere al meglio gli ultimi giorni che la malattia le donerà e affrontare quelle paure che hanno condizionato la sua esistenza fino a quel momento per poter chiudere definitivamente quelle porte rimaste aperte tipo l’amore non ancora chiuso con Antonio (un Elio Germano che con la sua interpretazione gioca di sponda senza gigioneggiare pur ritagliandosi momenti di cinema che si ricorderanno bene anche dopo i titoli di coda).
Isabel Coixet rispetta il mondo che ha circondato, protetto e amato Michela Murgia. Roma diventa la vera coprotagonista di questa complessa storia d’amore e la racconta trasformando le pagine di Tre Ciotole in un film che ha tantissimi echi morettiani.
Il giro in scooter per conoscere i quartieri della Capitale locali per locali che ricordano molto Caro Diario, una citazione esplicita con il primo piano del Nuovo Sacher e anche la stessa struttura narrativa del film ricorda molto il tanto criticato Tre Piani.
Da un certo punto di vista il punto di forza del film, ossia l’interpretazione di Alba Rohrwacher con Elio Germano a supporto, rischia di diventare anche il punto di debolezza. La grandezza dei loro personaggi rischia di oscurare l’interpretazione e il ruolo dei ruoli secondari che rischiano di rimanere ai margini come il collega sottone innamorato che già al terzo Miss Marta si meriterebbe la “FriendZone” o Elisa la sorella di Marta che meriterebbe un focus tutto suo vista la bravura di Silvia D’Amico.
Peccati veniali che comunque non inficiano più di tanto il valore finale dell’opera che rimane per me una piacevole sorpresa.
Voto 7
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