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Enzo

Regia di Laurent Cantet, Robin Campillo vedi scheda film

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La recensione su Enzo

di gaiart
6 stelle

Sono tre i film in questa estate calda che narrano in tre meravigliosi modi, anche diversi, il rapporto, spesso complicato tra genitori-figli... e le diversità non genetiche che li riguardano Enzo' è un interessante film francese, sulla diserzione dei ruoli preassegnati. Concepito da Laurent Cantet, ma terminato da Robin Campillo, dopo la morte del

 

 

Oltre a quel capolavoro di opera prima Brief history of a Family la cui narrazione trovate qui e assieme all'Orso d'Argento di Berlino che potete leggere qui, 'STERBEN' ('Lo spartito della vita') è un opera che si 'orchestra' tra arte, morte, creazione e vita.

 

A volte, per capire un film profondamente, basterebbe prendere il testo del tema musicale predominante per esplorare tutto quello che un regista vuole dire. Senza tanti fronzoli. E' questo il caso dell'inondante e tsunamica colonna sonora e visione poetica di Glasner che con 'Sterben' spazza via dubbi esistenziali, creazione artistica e legami familiari.

 

In un unico colpo stordisce e raggela lo spettatore rendendolo una persona migliore una volta alzatosi dalla sedia del cinema. Datevi tutti l'opportunità l'11 settembre.

 

Enzo quindi nella triade ben si innesta nella discussione famiglia, incomprensioni, libertà, adolescenza, ribellione e semplicemente diversità di vedute e cromosomi, come gli altri due film.

 

Si tratta di un film francese concepito da Cantet, ma terminato da Campillo che racconta della diserzione in forme diverse: dal non allineamento politico, sociale; ad esempio nelle difficoltà di un adolescente che diserta la famiglia, le consuetudini e si sente 'diverso'.

 

 

Diverso dal fratello che è studioso, tranquillo, colto, pieno di amici.

 

Diverso dal padre, un Favino un pò insistente che sempre preoccupato per il minore forse lo stressa senza davvero raccontare in profondità i perchè, di questo legame che non funziona. 

 

Diverso dagli altri giovani che vanno in discoteca e studiano e lui invece si diletta a fare il muratore, ad usare mani e corpo più che la testa.

 

 

Ed è diverso sessualmente. Perchè nella tempesta ormonale che contraddistingue i sedicenni, l'attrazione anche erotica per Vlad, un collega muratore ucraino, (bravo e credibile Maksym Slivinskyi), passa prima attraverso l'affetto.

 

La cura, la complicità e la vicinanza di anime fanno il resto.

 

Tutte cose che il ragazzo straniero mentore sensibile e guida del giovane riesce ad offrirgli a differenza del 'giudizio' sempre all'erta nell'ambito famigliare.

 

Enzo, come negli altri due film, racconta di chi non riesce a stare nei propri panni e doveri, specie in età adolescenziale. Qui abbiamo Vlad che da un lato lascia l'Ucraina. Così è considerato un disertore. O un pacifista, a seconda dei punti di vista, come accade a chi dice no a guerre sterili e massacri di anime. 

 

E poi abbiamo un giovane: Enzo il cui destino, già borghese, pre tracciato da padre e famiglia gli va stretto e non si riconosce in esso.

La capacità di non conformarsi a un destino già scritto da altri è da un lato ribellione giusta, parte della crescita, dall'altro sterile lotta per affermare il proprio io.

 

Cosi entrambi disertano da se stessi, dalla guerra, dalla famiglia, dalle imposizioni, dalla sessualità. 

 

Senza saperlo è forse proprio questo il legame invisibile che anima e regola il loro rapporto affettuoso, misterioso e, di sicuro ben filmato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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