Il film The Smashing Machine segna l’incontro tra due mondi cinematografici apparentemente distanti: da un lato Benny Safdie, noto per l’estetica nervosa e iperrealista di Good Time e Uncut Gems; dall’altro Dwayne Johnson, icona globale del cinema d’azione. Insieme danno vita a un ritratto intenso e disilluso di Mark Kerr, figura di riferimento nelle origini delle arti marziali miste (MMA) e della UFC, qui interpretato da Johnson in un ruolo lontano dai suoi registri abituali.
Il film The Smashing Machine racconta la parabola sportiva e personale di Kerr, tra competizioni estenuanti, traumi fisici e dipendenza da antidolorifici. Nei primi anni 2000, quando il circuito più remunerativo era in Giappone, Kerr affrontava lunghi spostamenti e pressioni psicologiche costanti, mentre cercava di mantenere una parvenza di equilibrio con la compagna Dawn, interpretata da Emily Blunt. Il loro legame si sviluppa su un filo sottile tra sostegno incondizionato e sofferenza condivisa.
Girato con uno stile semi-documentaristico, il film The Smashing Machine riprende l’impostazione realista che ha reso celebre il cinema dei fratelli Safdie. L’uso di camera a mano, la fotografia cruda e la colonna sonora minimale hanno lo scopo di far immergere lo spettatore in un mondo fatto di sudore, ring, e stanze d’albergo anonime. La presenza di vere leggende delle MMA, tra cui Bas Rutten e Ryan Bader, e un’apparizione dello stesso Mark Kerr, accentua l’autenticità dell’approccio.
Oltre al contesto sportivo, il film The Smashing Machine esplora le contraddizioni tra immagine pubblica e fragilità privata. Johnson interpreta un uomo fisicamente dominante ma emotivamente vulnerabile, costruendo un personaggio trattenuto e interiorizzato, in netto contrasto con i ruoli da eroe invincibile a cui è solitamente associato.
Il film evita i cliché tipici del biopic sportivo, rifiutando il trionfalismo per concentrarsi invece sul costo umano del successo. In questo senso, The Smashing Machine è meno un racconto di rivalsa che una meditazione sul dolore, la dipendenza e la ricerca di identità in un sistema che consuma i suoi protagonisti tanto rapidamente quanto li celebra.
Attraverso la duplice anima di un lottatore di MMA, Dwayne Johnson, con il regista Benny Safdie e la bravissima Emily Blunt, ritraggono una società che maschera con la forza fisica una fragilità difficile da comunicare a se stessi e agli altri. Un bellissimo e crudo affresco di un mondo più attuale di quello che sembra.
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Attraverso la duplice anima di un lottatore di MMA, Dwayne Johnson, con il regista Benny Safdie e la bravissima Emily Blunt, ritraggono una società che maschera con la forza fisica una fragilità difficile da comunicare a se stessi e agli altri. Un bellissimo e crudo affresco di un mondo più attuale di quello che sembra.
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