Regia di Hideki Takeuchi vedi scheda film
Cells at Work! (2024): locandina
27 FEFF - CONCORSO
Il corpo umano, o più genericamente quello di ogni essere vivente, osserva una struttura cellulare complessa che ne permette la sopravvivenza contro asperità e momenti critici che il sopravvivere quotidiano può comportare.
Considerate come truppe as servite ad un ordine prestabilito, che fa capo ad un cervello concepito come organo direzionale, le cellule nascono, apprendono la funzione per la quale sono state concepite, ed affrontano il rispettivo dovere con uno zelo ed una dedizione che arriva a commuovere.
Cells at Work! (2024): scena
Cells at Work! (2024): scena
Al punto che un regista estroso ed originale come è senza dubbio il giapponese Hideki Takeuchi, non sorprende possa essere stato istigato a costruirci un film corale, coloratissimo, dai toni un po' scanzonato ed insieme un po' epici.
Al centro della moltitudine di cellule, l'opera eroica di un globulo rosso apprendista che appare in versione femminile e quella eroica di un globulo bianco già esperto è pronto ad intervenire ad ogni sintomo di urgenza, dà vita ad una epopea sfavillante che entusiasma almeno nell'acqua prima parte.
Cells at Work! (2024): scena
Cells at Work! (2024): scena
Poi, come già si è verificato in diverse opere eccentriche del singolare cineasta (non si può non menzionare Termae Romae (2012) ed il suo seguito (2014), nonché il bizzarro e stancante Fly me to the Saitama (2019), la narrazione diventa più stucchevole e ripetitiva, e l'entusiasmo di un primo momento di visione scade in una ben più ostentata routine, tra smancerie e sentimentalismi piuttosto banali ed impeti patriottici fuori controllo.
Peccato, perché le premesse lasciavano sperare in qualcosa di decisamente più riuscito di questo carrozzone carnevalesco che finisce addirittura per creare disagio.
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