La recensione su Karate Kid: Legends

di ANdaMI

6 stelle

Karate Kid: Legends è il sesto capitolo della celebre saga di arti marziali iniziata nel lontano 1984 e vede tornare sia lo storico protagonista Daniel LaRusso, come sempre interpretato da Ralph Macchio, sia il più recente maestro Han (Jackie Chan). Tuttavia, qui si racconta la storia di Li Fong (Ben Wang), un giovane studente di Kung Fu che lascia la Cina per l'America, in quanto la madre ha trovato lavoro a New York. Il ragazzo si ambienta in fretta e conosce persino una ragazza ma si ritrova a doversi scontrare con il bullo di quartiere, che caso vuole sia un esperto di Kung Fu. Per riuscire a batterlo nel torneo cittadino, Li dovrà combinare le tecniche di entrambi i suoi maestri, Daniel e Han, sottoponendosi ad un duro allenamento. Il film è diretto da Jonathan Entwistle e si basa sulla sceneggiatura di Rob Lieber. Inoltre, tiene conto degli avvenimenti di Cobra Kai, la serie televisiva facente parte del franchise Karate Kid.

Il citazionismo postmoderno contraddistingue il cinema contemporaneo da ormai svariati anni, di conseguenza l'operazione messa in atto da Legends non è nulla di sorprendente. Questo è l'ennesimo film che fa leva sull'ormai diffusissimo effetto nostalgia. Riunisce le vecchie glorie della saga per offrire un intrattenimento popolare fatto di azione, umorismo e dramma a buon mercato. Il mix che ci viene proposto risulta però efficace, vuoi perché il pubblico adora farsi raccontare la stessa storia in salsa leggermente diversa, vuoi perché le trovate utilizzate sono effettivamente valide. La componente comica è rassicurante e mai debordante, il trauma che perseguita il protagonista, ed il cui superamento funge da traguardo tanto quanto la vittoria nel torneo, dona agli eventi il giusto pathos e le scene d'azione sono piacevoli da guardare, soprattutto quella che chiude il film.

L'idea di unire le due discipline orientali, il Kung Fu di Jackie Chan e il Karate impersonato da Ralph Macchio, con quest'ultimo debitore del celebre maestro Miyagi di Pat Morita (anche lui abbondantemente omaggiato), è interessante e perfettamente in linea con lo spirito globalista che anima gli anni che stiamo vivendo anche se sappiamo tutti che sia una scusa per emozionarci con la presenza degli attori che abbiamo imparato ad amare. E sempre in linea con i tempi sono il ritmo frenetico e l'estetica da videoclip, scelta registica qui privilegiata. Il montaggio e le riprese sono rapidissime, si sguscia da una scena all'altra alla velocità di un cazzotto e tutte le battute che pronunciano i personaggi sono ridotte all'essenziale. Questo modo di fare probabilmente attirerà i più giovani, abituati come sono alla frenesia del mondo di oggi ma, per molti altri (qualche giovane compreso), si rivelerà un'arma a doppio taglio. Certi eventi avrebbero infatti richiesto tempi più lunghi, spiegazioni maggiori e più spazio per certi personaggi, quello di Macchio in primis, che viene gettato nella storia quasi per caso e riempie lo schermo per troppo poco tempo se paragonato a Jackie Chan. Fa strano, poi, che il personaggio di Chan sia radicalmente diverso da quello visto negli episodi precedenti. Spogliato di ogni cupezza, è perennemente allegro e chiacchierone, sicuramente strappa qualche risata ma rischia di perdere in serietà. Creare un prodotto adatto tanto ai nostalgici quanto ai neofiti non era impresa facile ma Legends ha voluto provarci lo stesso e il risultato è discreto seppur con delle crepe.

Nella sua leggerezza e con il suo tono spensierato, si può dire che il film di Jonathan Entwistle conquisti la sufficienza. Inoltre, dopo la visione, potrebbe venirvi voglia di visitare New York, visto l'impegno della pellicola nello "sponsorizzare", tra battute e immagini da cartolina, la grande metropoli americana.

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