La notte più lunga. Una vigilia di Natale, durante la quale devono operare il figlio di Piero ed Elisabetta, reduce da un incidente sciistico.
Sarà importante per fare i conti con i fantasmi del passato, e con le sfide del futuro.
Tratto, per sommi capi, dal libro Nelle migliori famiglie di Angelo Mellone, questo film scritto dal regista con Tania Pedroni, già sceneggiatrice per Giorgio Diritti (L'uomo che verrà, 2009), si fa apprezzare per svariati motivi.
Fra cui, certamente, l'intensità e la lucidità della messa in scena.
La livida fotografia di Fabrizio Lucci, le bellissime musiche originali di Giovanardi, e il montaggio meditativo di Gianluca Scarpa fanno da valida cornice alla opportuna recitazione realistica di un cast di attori, guidato da Giuseppe Battiston, il mondo in un volto, e Anna Foglietta, più misurata e dolente del solito; senza dimenticare i bravissimi attor giovani, su tutti notevole prova per la bravissima Giulietta Rebeggiani.
La notte più lunga è un film sul dolore che offende e su quello che ripara. Sull'adagio catulliano dell'Odi et amo, che - lo si dimentica troppo spesso - è la più che perfetta formulazione della complessità relazionale affettiva.
Sull'inevitabile Purgatorio, passo obbligato se si vuole tornare a riveder le stelle.
Film che persiste addosso, per un bel po'.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta