Regia di Ali Samadi Ahadi vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Maryam (Vishka Asayesh), attivista per i diritti umani e delle donne che sconta per questa sua attività una pena detentiva nelle prigioni di Teheran, ottiene un permesso medico di sette giorni dalla prigione, durante i quali progetta una rocambolesca fuga in montagna in cui, da alcuni contrabbandieri e passers, tenta di raggiungere i confini innevati ed aspri tra Iran e Turchia.
È lì che il marito Bahram (Majid Bakhtiari) e i figli adolescenti Dena (Tanaz Malaei) e Alborz (Sam Vafa) si sono recati per rivederla, e magari tentare di portarla con loro in Germania, nella città di Amburgo dove vivono, ormai ben integrati, da oltre sei anni. Nel corso di questa cruciale e tanto desiderata settimana, la donna si vede costretta a dover decidere se tornare a esser madre, o tener fede ai propri impegni politico-umanitari.
È quindi, in concreto, fuggire per stare con la sua famiglia in Germania o rimanere in Iran per continuare a lottare per il suo Paese sul campo.
Una scelta tutt'altro che facile, soprattutto dinanzi a due adolescenti sbalestrati e confusi, che meritano precise spiegazioni per comprendere di non essere un ripiego rispetto alle problematiche di cui la donna è divenuta ormai famosa paladina e garante.
Presentato in anteprima mondiale nella sezione Centrepiece di Festival di Toronto del 2024, Seven Days racconta il coraggio di una donna, sullo sfondo politico raccapricciante di un Iran sordo ad ogni voce democratica e garante di diritti umani soffocati e rinnegato. Il film è costruito su una solida sceneggiatura firmata da Mohammad Rasoulof, lo scrittore e regista di The Seed of the Sacred Fig, candidato tedesco agli Oscar, che appare nel suo insieme certamente ben scritta, per quanto in parte penalizzata da comportamenti e sfumature drammatiche che disegnano la figura della protagonista e dei suoi cari, un po' troppo teatrali e retoriche, in un contesto che avrebbe invece meritato un più potente realismo, anche a sacrificio di un pathos meno telecomando.
La regia, condotta con mestiere dal regista tedesco-iraniano Ali Samadi Ahadi, sostiene coerentemente la drammatica vicenda.
Un po' thriller politico dai risvolti umanitari, un po' dramma familiare, il film si divide tra una prima parte concentrato a raccontare le dinamiche di una rocambolesca quanto drammatica fuga della protagonista verso il confine iraniano, ed una seconda, più forzata ed inevitabilmente retorica, che esplora il rapporto della intransigente e coraggiosa attivista con la sua famiglia, traducendo in sguardi tesi e a stento trattenuti, il calvario personale di una donna coraggiosa, determinata, impegnata a combattere un dissidio interno che non le lascia un attimo di serenità.
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