Regia di Delphine Coulin, Muriel Coulin vedi scheda film
Pierre (London, impeccabile come sempre, ma sprecato), operaio ferroviere in una provincia della Lorena, è rimasto precocemente vedovo. Si trova così a dover crescere da solo i due figli, entrambi sulla ventina: uno studioso, giudizioso e collaborativo (Capron); l'altro più scapestrato e, soprattutto, affascinato dall'ideologia neonazista dei suoi amici (Voisin). È proprio l'attrazione luciferina verso questo gruppetto di fascistelli che indurrà il ragazzo - nonostante i disperati tentativi del padre di ricondurlo alla ragione - che lo porteranno in una spirale senza via d'uscita.
Tratto dal romanzo Quel che serve di notte, di Laurent Petitmangin, il film delle sorelle Coulin - pur encomiabile nell'intento pedagogico - si perde in una trafila di luoghi comuni, di stereotipi, di meccanismi schematici, rispetto ai quali non si vede mai un guizzo, una trovata illuminante, un gesto che non sia ampiamente telefonato, neppure nel finale che pure aprirebbe l'opportunità - nel lungo monologo di Pierre in tribunale - per uno scarto di lato o un'alzata d'ingegno. Un film a tesi, dunque, nel quale - oltre alla magistrale interpretazione di Lindon (premiato a Venezia con la Coppa Volpo) - l'unico elemento da salvare è la prova, altrettanto efficace, dei due ragazzi.
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