Regia di Walter Salles vedi scheda film
Rio de Janeiro, 1971. Eunice Paiva (Fernanda Torres, vincitrice del Golden Globe e interpretata dalla madre Fernanda Montenegro nel ruolo della protagonista ormai anziana), vive serenamente nella sua grande casa con i cinque figli e il marito. Quando quest'ultimo viene portato via con la forza dai militari durante il regime di Emílio Garrastazu Médici (mai menzionato nel film, se non nella gigantografia che campeggia in uno degli stanzoni degli interrogatori), la donna si mette alla ricerca dell'uomo, un ex deputato con un passato nelle file della sinistra, per capire cosa gli sia capitato. Lo saprà soltanto molti anni dopo.
Tratto da una storia vera - raccontata nel libro Ainda Estou Aqui dell'unico figlio maschio di quella famiglia, Marcelo Rubens Paiva - il film si colloca sul solco delle tante opere del genere che, con risultati diseguali, hanno provato a raccontare l'orrore delle dittature in Sudamerica (Argentina, Uruguay e Cile in primis) nel corso degli anni Settanta: basterebbe ricordare Garage Olimpo, Hijos, Cronaca di una fuga e Capitano Koblic. Walter Salles, al quale dobbiamo altre opere di impegno civile (Central do Brasil) e di ricostruzione storica (I diari della motocicletta), conferma la propria indole, mettendola a servizio di un racconto che - a differenza di gran parte delle opere sullo stesso tema - punta tutto sulle reazioni e sulla vita di chi deve fare i conti con le sparizioni, con i propri desaparecidos. Lo stile è molto classico e il racconto, che risparmia agli occhi dello spettatore l'orrore delle torture nonché miglior sceneggiatura al festival di Venezia, aggiunge pochissimo a quanto già visto in precedenza, peraltro dimenticando quasi completamente di mettere in scena il contesto storico-sociale in cui si trovava il Brasile nei lunghi anni della presidenza Médici.
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