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Io sono ancora qui

Regia di Walter Salles vedi scheda film

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La recensione su Io sono ancora qui

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IO SONO ANCORA QUI

Caro Walter Salles che bel film che hai fatto e che bella storia che hai voluto raccontare. Una storia che è così piaciuta a Venezia tanto da meritarsi il premio per la sceneggiatura.

Partendo dalla biografia scritta dallo scrittore Marcelo Paiva, Io sono ancora qui è un film che va oltre il dramma dei desaparecidos brasiliani durante il regime militare degli anni ’70. È un atto d’amore estremo di un figlio nei confronti della propria mamma, nel suo libro ne celebra la forza e la grandezza che sono state due elementi fondamentali per la sua crescita come uomo e scrittore. Crescita determinante anche per le sue 4 sorelle.

Siamo nel 1971 e lui è un bambino di 11 che gioca a pallone in spiaggia con gli amichetti e adotta un piccolo bastardino di nome Pimpao come il fidanzato della sorella maggiore Vera.

Tramite le prime immagini e i super8 ci fa subito sprofondare nel clima socioculturale del momento. Londra è la meta ambita dei giovani, John Lennon è un punto di riferimento, al cinema si va a vedere Blow Up di Antonioni (più che mai simbolico visto che parla di un corpo che sparisce) e le ragazzine ballano Je T’aime - Moi Non Plus in modo sensuale senza conoscerne le parole.

Nei cieli sfrecciano aerei militari e le strade sono presidiate da camionette di soldati, i tg parlano dei rapimenti di vari ambasciatori usati come merce di scambio per la liberazione di terroristi.

In questo contesto si colloca la famiglia Paiva. Il capo famiglia Rubens, ex deputato laburista che ha vissuto diversi anni in esilio per motivi politici, viene prelevato dalla polizia per un normale accertamento e da quel momento inizia l’incubo.

Questa famiglia alto borghese si vede violata nel posto simbolo della loro unione: la casa. Vengono tenuti praticamente in ostaggio dentro le proprie mura da chi dovrebbe proteggerli ossia la polizia capitanata da un ambiguo parapsicologo.

Da quel momento Eunice passa da essere la più bella moglie del mondo a capofamiglia. E’ lei che prenderà le decisioni e lei che dovrà crescere 5 figli da sola e contemporaneamente cercare la verità e giustizia per suo marito “Scomparso”.

Walter Salles decide di raccontare questa dolorosa e rigorosa storia seguendo 3 momenti temporali ben precisi, puntando tutto sulla bravura e la capacità espressiva di Fernanda Torres che incarna Eunice Facciolla Paiva diventando un tutt’uno. L’importanza di questa donna si vedrà proprio nell’ultimo capitolo quando l’intera famiglia riunita si chiamerà “Famiglia Facciolla” riconoscendo l’autorevolezza di questa madre che ha protetto e tutelato la vita dei suoi figli dalla barbarie della Grande Storia.

Io sono ancora qui non parla in maniera diretta dei Desaparecidos e delle violenze subite dalle migliaia di persone torturate, uccise e sepolte in fosse comuni o gettati in mare dagli elicotteri (il corpo di Rubens Paiva, per esempio, non fu mai trovato), il film mette al centro le torture psicologiche che ha dovuto subire chi resta.

Eunice che si trova senza un marito e senza un introito economico che si vede costretta per amore dei figli a vendere tutto e ricominciare da capo in un’altra città, Una donna che a 48 anni riprende gli studi e diventa un avvocato impegnata a difendere gli ultimi e la verità di quello che successe in Brasile negli anni 70.

Una donna che ha combattuto con fierezza e sempre col sorriso ben stampato perché quello il regime non glielo porterà via (bellissima la scena della foto di famiglia “rimasta” per un giornale politico, il loro sorriso in contrasto con chi li voleva tristi).

E’ un grandissimo film sulla memoria perché rivedendo quei vecchi filmini in super8 abbiamo la consapevolezza che il regime dei militari non ha solo ucciso e fatto sparire un uomo sospettato di collaborare coi comunisti ma ha completamente distrutto una famiglia unita che si amava veramente, ha strappato un uomo dal bacio appassionato di sua moglie e un padre che doveva tenere conservato il dentino caduto alla sua piccolina.

Un amore e un dolore che nemmeno l’Alzheimer ha potuto scalfire come dimostrato nel bellissimo e toccante finale che vede protagonista Eunice quasi novantenne interpretata da Fernanda Montenegro (vera mamma di Fernanda Torres).

Voto 8

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