82ma MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2025) - FUORI CONCORSO
Alma Inholson (Julia Roberts) e il più giovane Hank Gibson (Andrew Garfield) sono due professori di filosofia nella prestigiosa università di Yale, amici da una vita ed entrambi in lizza per la promozione ad una prestigiosa cattedra. Tra i loro dottorandi spicca la nera e lesbica Maggie Price (Ayo Edebiri) , forse invaghita di Alma, che le si presenterà una notte sotto casa in lacrime accusando Gibson di averla violentata. Poiché l'avevamo vista qualche scena prima frugare nel bagno della professoressa e sottrarle effetti personali, più di qualche dubbio emerge nella nostra mente sulla sincerità della ragazza, lesta a presentarsi quale vittima predestinata del sistema in quanto donna, nera ed omosessuale, ed i dubbi ben presto cominciano ad albergare anche nell'animo di Alma, nonostante venga professionalmente favorita dalla rovina del suo collega/amico/rivale che viene licenziato senza che neppure si conduca un'indagine approfondata sule accuse della dottoranda, "casualmente" arrivate dopo che i docenti si erano accorti che aveva plagiato la sua tesi. Lo scandalo fa riemergere per la prof. Inholson ricordi di una vicenda intima del suo passato (i cui ricordi la ragazza aveva rubato dal suo bagno), e la donna , arrivata ad uno snodo cruciale della carriera, si trova ad affrontare dilemmi etici e personali.
Luca Guadagnino, adattando una sceneggiatura dell'esordiente Nora Garrett, dimostra un discreto coraggio nell'affrontare con spirito critico gli eccessi della cosiddetta cultura woke e del me too, che hanno egemonizzato la cultura accademica americana dando sovente vita a un clima tossico di caccia alle streghe (da qui il titolo). I tempi stanno cambiando e si apre uno spazio, anche nella Hollywood democratica non certo tacciabile di simpatie trumpiane, per una rilettura critica degli ultimi anni di derive del progressismo estremo ed irrazionale.
La scrittura della Garrett è arguta e profonda, tra citazioni filosofiche e dialoghi sofisticati, ricca di spunti che faranno discutere, come nella sfuriata della professoressa alla studentessa che vuole banalizzare il pensiero di Hannah Arendt riducendolo ad una lettura politicamente corretta. Ne nasce un film provocatorio nei temi sollevati, ma molto elegante e classico nella messinscena, che Guadagnino dirige con mano ormai esperta e rodata, valorizzando la fattura dello script e la bravura di tutti gli attori. La cosa che mi ha convinto di meno è la per me inutile scena finale, in cui Guadagnino, forse timoroso di aver preso troppo di petto una certa ideologia, cerca di riconciliare gli opposti con una soluzione di mediazione che accontenti un po' tutti, ma che si espone ad accuse di pavidità nel chiudere un'opera che è stata invece fino al finale coraggiosa.
Ho trovato bravissima Julia Roberts in un ruolo inatteso che potrebbe segnare la sua maturità di interprete. Andrew Garfield regala intensità virile al suo ruolo non protagonista. Come marito della Roberts ritroviamo Michael Stuhlbarg, il saggio è amorevole papà del finale di Chiamami con il tuo nome.
Guadagnino omaggia di un'evidente citazione il maestro Woody Allen, anche lui vittima di analoga caccia nonostante non sia neppure stato incriminato per le accuse di molestie, nella scelta dei titoli di testa dal carattere Windsor Light Condensed bianco su sfondo nero che Allen utilizza da decenni per ogni suo film.
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