Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Può un luogo diventare protagonista? Può qualcosa di stazionario, inanimato, essere al centro dell’attenzione per tutta la durata di una pellicola e al contempo garantire che questa sia al contempo non solo interessante ma anche invitante? L’ultima pellicola diretta da Robert Zemeckis ci dimostra che sì, è possibile.
Siamo nel New England, in una zolla di terreno che viene inquadrata dalle origini della terra, all’infinito. Anche se a noi viene mostrato solo un periodo circoscritto; ed ecco che qui entra in atto il primo dilemma (non spiegato): come e perché si sceglie di raccontare proprio quello specifico periodo? E quando e come si è deciso quale fosse il momento giusto per fermarsi nel racconto?
La seconda nota dolente è la decisione di Zemeckis di alternare i racconti di varie epoche. La narrazione infatti non è lineare ma spezzettata e alternata. Si passa dai dinosauri ai giorni nostri, per poi ritornare ai tempi dei nativi americani prima di passare alla metà degli anni ’40, dove conosciamo la famiglia Young, che sarà poi il perno attorno al quale girerà effettivamente tutta la storia, senza mancare William Franklin e le guerre d'indipendenza.
In questo marasma di situazioni (erano davvero tutte necessarie?) lo spettatore passa da una storia all’altra, senza un senso di continuità; attraversa epoche e situazioni in modo così repentino che la sensazione è quella di un viaggio costante senza una meta che non fa altro che generare un senso di smarrimento inarrestabile.
Ciò non permette neanche di godersi quei rarissimi momenti di stabilità di cui la pellicola è costellata, in modo comunque sempre ridotto rispetto a quello che potrebbe essere il reale desiderio dello spettatore. È assurdo pensare che si crei una narrazione corposa, e senza dubbio più concreta, in riferimento alla famiglia Young e al contempo si decida abitualmente di spezzarne il racconto a favore delle altre epoche di contorno che sembrano avere l’unico scopo di interrompere e disturbare la narrazione.
L’intenzione evidente che ha Robert Zemeckis di stupire è sfuggita di mano al regista. Non serviva creare tutti questi filone narrativi se la particolarità della pellicola era già presente nel modo in cui questa ci viene mostrata. Quell’inquadratura fissa con il mondo che si muove intorno l’ho a dir poco adorata; talmente tanto che non mi sono neanche accorta dell’eccessivo uso della CGI da molti additato né degli attori che si sono susseguiti davanti alla macchina da presa.
La bellezza e la particolarità di questo film sta proprio lì, il resto non conta o comunque conta poco davvero poco. Non fosse per quella sensazione di spaesamento che ha disturbato ampiamente la mia visione avrei valutato questo film in modo sicuramente più generoso ma l’idea di non utilizzare una narrazione lineare credo che abbia ampiamente penalizzato la visione. Peccato davvero.
Film che va visto in sala per apprezzarne maggiormente le tecniche cinematografiche utilizzate.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta