Regia di Mario Martone vedi scheda film
Non era facile racchiudere in un carattere ribelle, anticonformista, enigmatico e infine pedagogico e liberatorio tutti i drammi e i conflitti del tempo. Il personaggio di Roberta, forse, è più grande della vita, però riesce a fare da cerniera tra i morenti ideali di fine settanta tramutatisi in terrorismo, l’eroina come evasione e galera, la libertà nei rapporti e nelle relazioni con i nascenti ottanta del disimpegno fatale. Goliarda (Sapienza) vaga in perenne ascolto e in ricerca di occupazioni e di testimonianze per (ri)trovare ispirazione letteraria. Lo fa con discrezione e in punta di piedi. Entra in carcere per un furto fatto per ripicca, la condizione più umiliante per la dignità umana. Eppure riesce come una crisalide di farfalla ad attraversarlo e uscirne, e ad incontrare persone speciali. Sì anche dentro, in prigione.
Valeria Golino, sobria e leggera, convince ed emoziona. Così come Matilde De Angelis, sorprendente quanto Elodie. Mario Martone e Ippolita Di Maio scrivono in maniera leggiadra e ambiziosa questa storia recente, ispirata alla vita vera della scrittrice ripudiata dai salotti culturali perbenisti romani e da quelli televisivi (in coda ai titoli che brutto spettacolo il moralismo di Enzo Biagi, star del giornalismo rassicurante di centro, prima che Berlusconi lo martirizzasse). Il regista descrive per immagini il carcere femminile, la detenzione e il concetto di il carcere è come il fuori. Filma una Roma lunare alla Bertolucci, il frinire delle cicale, il caldo asfissiante di vite sospese e in adorazione.
Saranno le canzoni ipnotiche e la voce di Robert Wyatt che restano in Memory, sta di fatto che “Fuori” arriva al cuore come una poesia indisponente declamata a Castelporziano, solo un anno prima.
Fuori (2025): locandina
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta