Regia di Mario Martone vedi scheda film
"1980, una scrittrice finisce in prigione per un gesto inaspettato: il furto di alcuni gioielli. In carcere incontra altre donne con cui nasce un’amicizia e un legame difficili da comprendere dall’esterno"
Presentato in Concorso al Festival di Cannes, il film di Martone diventa presto noioso e privo di ispirazione, nonostante una sorta di “ripresa” nella seconda parte.
La prima parte, quella ambientata in prigione, è trattata in modo troppo sommario e non riesce a trasmettere davvero l’idea del carcere. Il film non sembra mai davvero avere un impatto durante tutta la sua durata: sembra sempre voler decollare, ma resta sempre a terra e non spicca mai il volo.
Detto questo, la musica e la fotografia funzionano molto bene e si adattano perfettamente sia al periodo raccontato sia alla storia. La sceneggiatura funziona, se non fosse per il fatto che tutto è molto prevedibile e percepibile fin dai primi minuti.
Nel finale ci sono alcune scene un po’ “indefinite”, ma il film evita di diventare didascalico (che era un grosso rischio).
Diciamo solo che sto ancora cercando di capire perché ci fosse un bagno con doccia dentro un negozio o dove sia finito il caffè quando il marito di Goliarda lo prepara, tuttavia…
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