Regia di Lukas Moodysson vedi scheda film
Abbandonata dalla madre che se n'è  andata con il suo compagno in America, la 16enne russa Lilya (Akinshina)  coltiva il sogno di raggiungerla. Ma le va tutto storto: viene buttata  fuori di casa, alcuni ragazzi approfittano brutalmente di lei e quando  ne conosce uno che sembra a posto e che le promette una vita da sogno,  non sa che sta per cadere nel più atroce degli inganni. L'uomo, infatti,  la avvia alla prostituzione coatta. Per completare il quadro, il suo  unico amico, che non regge la delusione per la partenza di Lilya, si  suicida.
Dopo gli apprezzabili  Fucking Amal e Together, lo sguardo lucido di Lukas Moodysson si  stempera in un film che è un ricettacolo di sciagure d'ogni genere, un  concentrato di aberrazioni umane a fronte delle quali la giovane Lilya  non riesce che a opporre la sua ingenuità inerte. Se sul piano dei  contenuti il film si lascerebbe apprezzare per gli intenti di denuncia  (la dedica finale - rivolta a tutti i bambini sfruttati - chiosa  espressamente le intenzioni del regista), sul piano del linguaggio  cinematografico e su quello narrativo Lilya 4-ever dice davvero pochissimo, ricorrendo a molta macchina a spalla, ambientazioni scarne e scantonamenti onirici.   
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