Nick McKinless, che fino a ieri rischiava le ossa come stuntman, si lancia nella regia con un action movie direct-to-video prevedibile come il lunedì dopo la domenica, sì, che ma regge il colpo senza crollare. Intuire il finale, che non ti fa ribaltare dal divano per l'emozione, non è un rompicapo da Nobel, ma chissenefrega: le scene d’azione sono un’esplosione di popcorn che ti tiene appiccicato allo schermo. C’è il cliché del cecchino che si fa beccare con lo scintillìo del mirino, ma le coreografie, nonostante la claustrofobia dello spazio, sono un bel vedere. E Adkins, quando mena, dimostra che non è lì per fare la comparsa.
Peccato che, come ogni action DTV che si rispetti, tra un pugno e l’altro manchi quel pizzico di sugo. I dialoghi pseudo-filosofici su Dio e la morale sembrano usciti da un corso di scrittura creativa per principianti, e ci sono pause che invitano a farsi un tè. Eppure, Take Cover resta un trastullo simpatico, un giocattolo rumoroso perfetto per i pochi ma agguerriti fanboys di Scott Adkins, che probabilmente lo vedranno con lo stesso entusiasmo di un cane con un osso nuovo.
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