Regia di Riccardo Antonaroli vedi scheda film
Filmetto totalmente inutile, che ammicca alle commedie degli equivoci d'oltreoceano ma poggia su una sceneggiatura ridicola e totalmente inverosimile, attori o fuori parte o del tutto privi di verve e alquanto antipatici. Situazioni per nulla plausibili, con poche risate: nonostante la breve durata, noioso.
Vorrebbe essere una commedia degli equivoci, ma non ne ha la stoffa. Questo potrebbe essere l'epitaffio dell'opera.
Anzichè dire cosa non funzioni, faremmo prima a dire cosa funziona: Francesco Pannofino.
L'incipit è già inverosimile: se l'ex del vostro neosposo gli restituisse un anello, voi cosa pensereste? Bravi! Esattamente: che è piccato/a per il matrimonio dell'ex partner, e che i ponti sono stati chiusi. E, invece, no: da qui parte l'inverosimile crociata... che, dulcis in fundo, troverà pure una giustificazione alternativa: in realtà, era ansia da matrimonio. Già, peccato che quella si verifichi PRIMA, non dopo. E a che servirebbe scappare, dopo il fatidico sì? Mistero di fede.
L'inverosimiglianza, però, è nell'aere, e la si può respirare in ogni risvolto del film, a partire da una notte in cui tutti sembrano attivi, al lavoro, o a disposizione dei protagonisti. La città è deserta, però - guarda caso - i personaggi chiave sono tutti svegli, attivi, vestiti di tutto punto e operativi. Dalla ex che custodisce ancora le chiavi di casa dell'ex, e che sceglie la notte del matrimonio per riprendersi le cose, nonostante sia già fidanzata pure lei con un altro (c'è qualcosa che abbia senso? No, ovviamente!), ai genitori insonni.... all'edicola aperta alle 2 di notte, al panettiere in piena attività, all'altro ex a montare film, al suo amico a farsi le pippe al pc, etc. Insomma, qui tutti fanno qualcosa di totalmente insensato, a partire dal passare la notte svegli, dopo una giornata estenuante per matrimonio, ricevimento, foto, etc. Ma chi ci può credere? Bah...
A dire il vero, la protagonista che gira per i vicoli della capitale di notte, con abito da sposa, ci sembra assai più probabile si possa imbattere in bande di delinquenti anzichè altro.
Mancano totalmente tempi e situazioni della commedia, e i risvolti sono sempre più inquietanti e semmai drammatici, tra l'ex che ci prova con la neosposa, il neomarito che ci prova pure a destra e a manca... Il genere, insomma, sembra passare dal comico al drammatico. Tanto più che il potenziale comico si sarebbe potuto giocare di sicuro in un gioco degli equivoci, lavorando pure sull'idea iniziale della ex, ma a condizione che poi si scoprisse che si era trattato di un errore, e non certo calcando la mano su situazioni ritorsive e comunque ridicole: stai con un altro, il tuo ex saranno minimo parecchi mesi (per aver organizzato un matrimonio!) che sta con la (ora) moglie... e ti "imbuchi" al matrimonio per ridargli un anello? Alquanto sconclusionato...
La maggior parte dei personaggi finisce per evocare fastidio: la moglie ansiosa e dissociata, la ex psicotica e schizofrenica, la madre compulsiva, il padre zerbino... il peggiore di tutti è l'onnipresente maggiordomo dell'hotel: vorrebbe ergersi a tormentone, e, invece, rimane un mero... tormento per gli spettatori. La sua litania con l'evocazione di personaggi famosi non fa ridere, soprattutto perchè si tratta di attore totalmente sconosciuto e senza alcuna vis comica: diverso avrebbe potuto essere, qualora si fosse ricorsi a un consumato comico dalla comicità estraniante, in stile Frassica. Ma così non è stato: alla recitazione e presenza sciape si somma l'inverosimiglianza tragica delle scene assegnate: questo non dorme, si rifugia nei muri, non riconosce nessuno, e recita a tutti lo stesso mantra, lasciando peraltro che chiunque giri liberamente per l'hotel e si insinui in una stanza che sa essere occupata. Ma che senso avrebbe? Nessuno.
Il finale è pura fantasia, con lui che viene addirittura rimorchiato dalla tipa, che, ovviamente, pure lei passa le notti a fare sopralluoghi per scrivere libri, e che si autodefinisce "collezionista" di uomini... e non si fa problemi a salire nella camera nuziale, senza minimamente ipotizzare che la sposa - prima o poi - dovrà pur tornare.
In tutto ciò, l'unico a fare bella figura, dimostrando - come sempre - presenza attoriale e versatilità, è Francesco Pannofino, purtroppo relegato a un ruolo del tutto secondario, che, speravamo, avrebbe potuto svilupparsi invece e dipanarsi nell'arco di questa lunga e insensata notte romana.
Opera totalmente sbagliata, con attori sprecati, che avrebbero dovuto semmai essere i veri protagonisti: mettere in prima linea due sconosciuti alquanto antipatici, relegando invece Tirabassi, Pannofino e la Ocone a comprimari, è veramente uno sfregio, specie alla luce dei risultati.
Sotto la mediocrità.
La maggior parte dei personaggi finisce per evocare
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