Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Ancora una volta Cronenberg mette in scena una storia paranoica di rapporti tra corpo e mente, corpi e altri corpi, corpi e tecnologia, intrighi (geo)politici volutamente nebbiosi e Disperazione mescolando topoi fantascientifici con una messa in scena fredda (à la "Crash") e con echi al Romanzo "Consumed". Non vedo l'ora di rivederlo!
Scritto e diretto da David Cronenberg, probabilmente partendo (anche) dal lutto per la moglie Carolyn Zeifman ma poi rielaborato in qualcos'altro, The Shrouds a quanto pare inizialmente doveva essere una serie netflix ma, una volta saltato il progetto, si è tramutato in un lungometraggio cinematografico, il più lungo finora realizzato dall'Autore canadese (che resta però sempre coerentemente sotto le due ore).
Il primissimo "trailer" che vidi aveva instillato in me il timore di una (parziale?) delusione, ma la visione in sala, in anteprima e con Cronenberg stesso in collegamento prima della proiezione (inizialmente doveva essere presente, ma poi s'è buscato l'influenza e quindi non è giunto a Busto Arsizio: probabilmente è stato meglio così, per lui*), ha fugato i miei timori, stupendomi. Mi aspettavo un richiamo a Dick per i collegamenti post-mortem, in realtà Cronenberg si interessa all'attaccamento morboso tra viventi e defunti con "realityzzazione" della decomposizione. Alleggerito da qualche momento di "umorismo deviato" (mai però auto-parodistico), anche questo Film mette in scena una storia paranoica di rapporti tra corpo e mente, corpi e altri corpi, corpi e tecnologia, intrighi (geo)politici volutamente nebbiosi e Disperazione mescolando topoi fantascientifici con una messa in scena fredda a mio avviso più vicina a Crash che al periodo "body horror" dell'Autore, soprattutto nelle scene di sesso ("disturbate" dalle parole dei personaggi, seguendo quella relazione conflittuale tra dialogo e immagini tipica della Poetica cronenberghiana), e con echi al suo Romanzo Consumed.
L'epilogo forse, seppur affascinante, compromette la perfetta chiusura tronca della sequenza precedente, ma nel complesso The Shrouds ha soddisfatto pienamente le mie aspettative rivelandosi l'ennesima Opera complessa di Cronenberg che, invece di puntare a una godibilità effimera, provoca e disturba l'individuo spettatore con qualcosa che, piaccia o non piaccia, resta attaccato alla pelle molto dopo la visione.
Non vedo l'ora di rivederlo!
2025/04/05
Aggiungo, oltre ad aver notato alla seconda visione un forse cameo del "corpo" di David Cronenberg nella scena della riesumazione, l'importanza degli schermi, elemento che avevo colto anche alla prima visione ma che poi ho dimenticato di inserire nel commento. Nel Film abbondano, infatti, inquadrature all'interno degli schermi, soprattutto smartphone, pc e monitor dell'auto del protagonista, oltre che i monitor di osservazione dei cadaveri in decomposizione: in certi punti le inquadrature interne alle inquadrature raggiungono un'importanza notevole anche in termini di durata, in particolare nella scena in cui un personaggio confessa il proprio operato, scena mostrata attraverso uno smartphone tenuto in mano dal protagonista per tutta la durata del contributo. Insomma, Cronenberg porta anche su questo aspetto ancora più in là la sua riflessione sul rapporto tra virtualità e realtà, tra tecnologia e corpi, dimostrando (involontariamente?) di aver visto molto lontano con Videodrome.
*Scherzo per consolarmi della mancata occasione di condividere per qualche oretta, o anche meno, la stessa aria del Cineasta.
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