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Napoli New York

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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La recensione su Napoli New York

di mm40
6 stelle

Siamo a Napoli nel 1949. La seconda guerra mondiale ha lasciato in eredità morte, distruzione e miseria. Due orfanelli, Carmine e Celestina, si arrangiano facendo piccole truffe per strada, con giochi di carte. Fin quando il destino li spinge a salire su una nave diretta a New York. Là vive la sorella di Celestina, ma arrivare senza essere scoperti come clandestini a bordo sarà dura. E ancora di più lo sarà sopravvivere in una terra straniera e tanto differente da quella che i due conoscono.


Gabriele Salvatores si prende una bella responsabilità, decidendo di trasformare in sceneggiatura il soggetto (e trattamento) di Napoli-New York, scritto dalla strepitosa accoppiata Fellini-Pinelli e rimasto tuttavia chiuso in un cassetto fino al 2013. Ma l'impegno non sembra spaventarlo più di tanto, perché il regista – a due anni di distanza da un altro aperto omaggio al Maestro riminese, vale a dire Il ritorno di Casanova (2022) – si mette successivamente dietro la macchina da presa e gira questa storia dal fortissimo odore di neorealismo mantenendo la barra a dritta, confezionando insomma una storia perfettamente fruibile dal pubblico del 2024, ma al tempo stesso piuttosto aderente alle pagine originali del soggetto. Che, pubblicato per la prima volta da Marsilio a vent'anni dalla scomparsa di Fellini (2013, appunto), ha però un finale abbastanza distante: quello proposto qui da Salvatores è molto più agrodolce e conciliante, non per questo – sia chiaro – meno riuscito. Se le scelte di casting sono giuste per le parti di contorno (Pierfrancesco Favino, Omar Benson Miller, Tomas Arana, Anna Lucia Pierro, Antonio Catania), va d'altronde parimenti rilevata l'ottima riuscita dei due piccoli interpreti chiamati a rivestire i ruoli dei protagonisti, ovvero Dea Lanzaro e Antonio Guerra, egregiamente diretti. La didascalia in conclusione del lavoro ricorda che 19 milioni di italiani sono emigrati verso gli Stati Uniti tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, dato che fornisce una ulteriore suggestione nella lettura del film, che approda nelle sale in un periodo nel quale le frontiere sembrano tornare a volersi chiudere. 6/10.

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