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Il Conte di Monte-Cristo

Regia di Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte vedi scheda film

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Ted_Bundy1979

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La recensione su Il Conte di Monte-Cristo

di Ted_Bundy1979
6 stelle

Ritorno ai classici che riempivano le sale dell'esagono(come l'anno scorso è riuscito a fare ancora) e prodotti dalla Pathè sotto forma di kolossal degli anni '60, ai quali Mathieu Delaporte e Alexandre De La Patellière occhieggiano con questo buon adattamento, pur se l'ennesimo di una lunga serie che appare infinita, del superclassico romanzo di cappa e spada, archetipo stesso del topos della vendetta più ariostesca e sovrumana, di Alexandre Dumas. Favino nei panni dell'Abate Farìa, pur confrontandosi con modelli del passato non da poco come solo per citarne uno Richard Harris, è grandissimo, pressoché immenso, recitando oltretutto in francese senza quasi accento italiano. 

Pierre Niney è un buon Edmund Dantès, unz maschera emaciata che diventa anche via via più emaciata e si rifà più al gelo della vendetta poi ravvedutasi, di interpreti come Richard Chamberlain nel 1975, che al Gerard Depardìeu della sfarzosa versione a puntate TV nel 1998, rispetto al quale, meno noto fuori dalla Francia e giganteggiante in tutti i sensi, non si divora il film e il personaggio, finendo maggiormente per venire identificato in esso. Un importante apporto seppure sì veda sempre che si tratta di una produzione moderna, odierna, è dato dalla fotografia di Nicholas Bolduc che cerca il più possibile di emulare l'effetto pellicola come se appunto si potesse reinserire nella grande tradizione dei "Swashbucklers" francesi con Jean Marais e Louis Jordan del passato, e di avvalersi quasi esclusivamente di luci alla fioca illuminazione delle candele e dei lampadari ad olio, molto oscura e brumosa in tante scene d'interni, e realistica a differenza di molte altre versioni, soprattutto nell'ambientazione laddove fu da sempre ambientato il libro, alla vera prigione rocciosa del castello d'If.

La colonna sonora di Jérôme Rebotier è possente ed evocativa, rifacendosi all'enfasi epica che potrebbe sottolineare una composizione del primo Hans Zimmer, e degli innumerevoli collaboratori od epigoni del suo stile, come Benjamin Wallfisch[...]

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