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Tron: Ares

Regia di Joachim Rønning vedi scheda film

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La recensione su Tron: Ares

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Ancora Tron. Ancora la narrazione di come il mondo digitale e quello reale siano sempre più vicini, sovrapponibili, fino a essere ormai l’uno parte dell’altro. Ma se la prima pellicola del franchise si trasformò in un flop non capito e figlio di un argomento troppo all'avanguardia per i primi anni '80, venendo ampiamente surclassato dal successo dei videogame che uscirono a traino e per i quali si parla di oltre trenta milioni di dollari d’incasso. Nel 2010 al contrario il successo era prevedibilmente preannunciato dalla digitalizzazione ormai imperante e da effetti speciali attuali e meno rudimentali rispetto al cult, perché nel frattempo Tron era diventato un cult per amanti di PC e fantascienza, di quasi tre decadi prima. Questa volta la nuova sfida annunciata a inizio film è l'impiego dell'Intelligenza Artificiale, sempre più invadente, invasiva, presente nelle nostre vite e usata da Julian Dillinger, nipote ed erede dell'impero creato da suo nonno Ed, protagonista della prima pellicola, per trasferire programmi nella vita reale, capaci di muoversi autonomamente ma sempre guidati da un'intelligenza umana. Capaci di apprendere dalla propria esperienza, facendo affidamento su miriadi di informazioni provenienti dalla rete. Il tutto non per impiegarli a fini benefici ma per scopi militari.

 

La pellicola, a oggi forse l’anello debole della trilogia, si perde eccessivamente in questo dubbio morale sulla capacità delle macchine di pensare, di provare sentimenti, con il rischio di ribellarsi ai propri creatori. Un dubbio che si alterna però a una trama solida, nella quale gli effetti speciali e le scene di lotta riescono a mischiarsi con la colonna sonora per l’occasione firmata dai Nine Inch Nails senza dare adito a eccessi delle une rispetto alle altre.

 

Evan Peters nel ruolo di Julian Dillinger, il ritorno di quel che rimane di Kevin Flynn, alias di Jeff Bridges, ancora disperso, come nel primo sequel, all'interno di una memoria virtuale di un PC. E soprattutto Jared Leto, nella parte del programma senziente Ares, danno al regista norvegese Joachim Rønning, che si era già imbattuto in franchise Disney di grande impatto, ci riferiamo a Pirati dei Caraibi - La vendetta di Salazar (Pirates of the Caribbean: Dead Men Tell No Tales; 2017), un ventaglio di possibilità recitative non indifferenti, lasciando a fine pellicola lo spettatore con la certezza che nel caso la risposta del pubblico e di tutte le attività connesse a questa nuova pellicola, siano positive, e per adesso non sembra questo il trend degli incassi a livello mondiale, con ogni probabilità ci saranno nuove escursioni all’interno del mondo digitale creato da Steven Lisberger, qui ancora una volta presente in qualità di co produttore.

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