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Tron: Ares

Regia di Joachim Rønning vedi scheda film

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La recensione su Tron: Ares

di YellowBastard
5 stelle

Quando uscì, nel 1982, Tron di Steven Lisberger sembrava avanguardia pura.

Mentre i videogiochi cominciavano a diventare una forma di intrattenimento sempre più popolare, la pellicola della Disney fu tra i primissimi film non solo a raccontare la realtà virtuale con l’entusiasmo di chi si apprestava a vivere un’era di speranze e di nuove possibilità ma anche uno dei primi lungometraggi ad utilizzare la computer grafica in un ibrido tra animazione tradizionale e grafica vettoriale che oggi può anche apparire ovviamente datata rispetto agli effetti speciali di oggi ma che allora erano assolutamente originali.  

 

Added To Watchlist: TRON (1982) — Neon Splatter

 

Nonostante la nomination all’Oscar nel 1983, però, il film fu un mezzo fiasco al botteghino ma riuscì comunque a generare tutta una serie di produzioni derivate tra cui serie televisive animate, videogiochi, fumetti, romanzi, anche album musicali (!) e vari prodotti di merchandise senza però mai riuscire a sfondare per davvero risultando più come un prodotto di nicchia.

 

Tanto e vero che solo nel 2010, ben 28 anni dopo, la Disney provò a rilanciarne la saga con un seguito, Tron Legacy, ma, così come anche la seminale pellicola di Lisberger anche questo secondo capitolo non ha trovato vita facile al boxoffice.

Diretto da Joseph Kosinski (Oblivion, Fire Squad, Top Gun: MaverickF1 - Il film) e seguito diretto degli eventi narrati nel primo film, a parte un impatto visivo importante la colonna sonora dei Daft Punk presentava invece una trama debole e prevedibile in chiave pesantemente matrixiana oltre a personaggi sviluppati malissimo, faticando nel ritmo e fallendo soprattutto nell’obbiettivo principale di resuscitare un franchise ormai dato per morto.

 

Tron: Legacy, svelata una nuova foto del film con Jared Leto - Ciak Magazine

 

Trascorsi altri quindici anni, o appena qualche anno di meno se si calcola anche la serie animata Tron Uprising (2012), la Walt Disney Company ci riprova di nuovo con Tron - Ares, affidandosi alla regia di Joachim Rønning, già autore per la Disney di Pirati dei Caraibi 5 e Maleficent 2, e a un budget complessivo di 180 milioni di dollari (fonte Variety).

Grazie alla sceneggiatura di Jesse Wigutow (già autore di alcuni episodi di Daredevil – Rinascita) Ares compie qualche passo in avanti rispetto a Legacy e, pur non essendo affatto un capolavoro, si sviluppa con una certa fluidità e con un certo ritmo pur muovendosi sempre su territori già visti e rivisti proponendosi come un semplice entertainment ancorato però più al presente che non proiettato verso il futuro.

 

Tron: Ares promette di essere una gran figata | GQ Italia

 

La grande premessa del film è che, salvo un paio di sequenze ambientate nel GRID, si svolge quasi completamente nel mondo reale, una scelta radicale che ribalta completamente il concept della saga e se i precedenti film portavano i protagonisti (e quindi lo spettatore) dentro il computer qui sono invece i programmi ad invadere la nostra realtà.

È un’inversione di prospettiva interessante ma che inevitabilmente tradisce le aspettative dei fan mentre i marchi di fabbrica della saga (il mondo virtuale e lo spettacolo digitale) lasciano (troppo?) spazio a un più classico thriller spionistico con derive fantascientifiche.

È evidente l’intenzione di provare soluzioni alternative a un mood che nell’ultimo capitolo non ha trovato affatto quel successo di pubblico tanto agognato e anche in questo senso si legge l’aspetto più interessante di questa nuova evoluzione, ossia la fiducia nell’IA e sul fatto che possa rivelarsi per l’uomo una forza (pro)positiva e non soltanto negativa.

 

Tron - Ares si muove però su binari precostituiti, ricalca l’estetica del capitolo precedente (ma virato in rosso) e si rivela più un ibrido (sequel? Remake? Reboot?) sospeso tra passato e presente ma che fatica a perorare la causa dell’effettiva esistenza di un franchise chiamato Tron, dando piuttosto l'impressione di un vecchio programma salvato in un vecchio floppy disk riconvertito in un nuovo dispositivo sempre più (attuale?) moderno ogni volta che se ne sente il bisogno, vendendolo poi come qualcosa di nuovo e originale.

Gli stessi protagonisti, intercambiabili tra loro, sono come software programmati per eseguire funzioni di base ma del tutto incapaci a eseguire elaborazioni ben più complesse.

 

Tron: Ares' Review: Who Needs Logic When You Have Neon? - The New York Times

 

Il premio Oscar Jared Leto, protagonista e anche produttore della pellicola, è un grande fan di Tron al punto che, quindici anni fa, è già stato vicinissimo a essere il protagonista di Tron Legacy, poi sostituito da Garrett Hedlund causa impegni pregressi che non è riuscito a cancellare.

Stavolta le cose sono andate diversamente e il suo personaggio diventa il ponte tra la parte (fanta)scientifica della storia e quella più umana, quasi filosofica su come cosa voglia dire essere umani in rapporto al tema, ormai onnipresente, dell'intelligenza artificiale, così attuale e di sicuro (!?) successo.

Completano il cast Greta Lee, Evan Peters, Jodie Turner-Smith, Gillian Anderson, Arturo Castro, Hasan Minhaj, Sarah Desjardins e, in un cameo, Jeff Bridges che ritorna ancora una volta nel ruolo (digitalizzato) di Kevin Flynn.

 

First trailer revealed for 'TRON: Ares' - HeyUGuys

 

Tron – Ares è, in definitiva, un film di transizione, sa cosa non vuole più ma non ha ancora ben chiaro cosa dovrebbe essere, un film ambizioso e, in parte, spettacolare, certo, ma anche molto lontano dallo spirito visionario che aveva contraddistinto il film originale, un tentativo di fonderne il mito con la contemporaneità, non riuscendoci però né a livello narrativo né da quello estetico, spettacolare ma non abbastanza stupefacente, e in cui eccelle soltanto per la colonna sonora ad opera dei Nine Inch Nails.

Bisogna anche ricordare che già all’inizio della loro carriera sentirono il bisogno di sperimentare sonorità virtuali in un videogioco storico come Quake (1996) e non credo sia un caso che il duo Trent Reznor & Atticus Ross siano accreditati anche come executive producer del film, in quanto è proprio la loro traccia elettronica a trascinare le immagini e il racconto della pellicola, anche più di quanto dovrebbero, e mai come in questo caso, il sound assume un ruolo essenziale rendendo l’esperienza audiovisiva assolutamente fondamentale.

Ma, purtroppo, non abbastanza da salvare il film.

 

VOTO: 5

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