Regia di Oz Perkins vedi scheda film
Osgood Perkins si diverte a prendere i soliti cliché e a scaraventarli fuori pista con un sorrisetto beffardo. Altro che jump-scare da manuale, qui i tagli di scena ti colpiscono come un caffè rovesciato in faccia mentre dormi.
Lee Harker, agente FBI che sembra allergica alle chiacchiere e con un sesto senso da sensitiva da discount, dà la caccia a un tale Longlegs, tra famiglie fatte fuori e indovinelli da settimana enigmistica. Perkins ti avvolge in un’atmosfera da incubo a occhi aperti, con colori sbiaditi che sembrano usciti da un lavaggio sbagliato e una camera che sta così vicina ai personaggi da farti sentire il loro respiro, ma ti mostra pure il panorama come un agente immobiliare ossessivo.
Non è il classico horror da popcorn, ma un fastidio che ti si attacca addosso come un maglione umido. Ricorda Manhunter, con Maika Monroe che è una Lee da applausi, tutta intensità e zero fronzoli.
Poi però arriva Nicolas Cage, un Longlegs che sembra un pagliaccio scappato da un circo di serie Z, con una maschera così trash che pare fatta con la colla stick. Perkins aveva un gioiellino tra le mani, ma con Cage è come se avesse messo il ketchup su una costata alla fiorentina.
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