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Nefarious

Regia di Chuck Konzelman, Cary Solomon vedi scheda film

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La recensione su Nefarious

di Souther78
7 stelle

Più un thriller psicologico, che un horror. Film giocato interamente sul dialogo come metodo ermeneutico socratico per addivenire alla conoscenza. Provocazioni intellettuali e spirituali che, per essere fruite appieno, devono essere affrontate senza pregiudizi. Da consigliare ad amici buonisti e "intellettuali" (che si credono) di sinistra.

 
Curiosamente, quasi in concomitanza con la distribuzione di Heretic, e nello stesso genere, troviamo in Nefarious una disamina teologica che funge da asse narrativo.
 
Anche in questo caso l'iscrizione nella categoria horror sembra approssimativa e sicuramente in larga misura fuorviante. La sceneggiatura si affida quasi interamente a incalzanti dialoghi. Talmente serrati che, nella versione originale, talora si perdono perfino le parole dell'interlocutore.
 
Le similitudini non si esauriscono qui: il dubbio è il principale elemento di interesse nel dipanarsi degli eventi, portando lo spettatore a chiedersi quale sia la verità, dietro alle parole di Edward. Sospettiamo pure che la propensione per una o l'altra tesi sia interamente ascrivibile al retroterra culturale, e, soprattutto, spirituale, di chi guarda.
 
Da un lato si potrebbe definirlo intrigante, per il dubbio che è capace di suscitare. Dall'altro lato, vengono dibattuti temi di grande attualità in un modo per nulla buonista. Personalmente, mi sarei alzato ad applaudire di fronte alla rappresentazione dell'inversione del bene e del male tratteggiata nel personaggio che incarna i "valori" della sinistra contemporanea. Vediamo, quindi, messe a nudo le ipocrisie che confondono la libertà con il rispetto della vita, la stupidità con cui ci facciamo aizzare gli uni contro gli altri mediante la teoria dei "discorsi d'odio" (hate speech) e del finto antirazzismo di maniera. Si dice che il male sia l'inversione del bene, e, così, il diavolo inverte la croce, e i satanisti sono soliti esibire questi simboli. Certo è che chi, nella realtà, controlla il mondo causando quelli che poi crediamo essere drammatici sviluppi di eventi imprevedibili, oppure della follia umana, pratica assiduamente questo spregevole gioco del ribaltamento della verità. Così, si perseguono i cd. "discorsi d'odio", fomentando odio. Si persegue la pace fomentando la guerra. Si persegue la tutela dell'ambiente abbattendo foreste per piantarci pannelli solari inquinanti e che non renderanno in tutta la loro durata l'energia impiegata per costruirli (figurarsi poi per installarli e smaltirli!). Si persegue la salute attraverso farmaci tossici e perfino letali. Ovviamente chi compie tutto ciò non sta realmente pensando di perseguire i fini ufficiali dati in pasto alle masse: si tratta, appunto, del capovolgimento della verità, spacciato per verità. Possiamo prendere chiunque oggi governi o sembri governare il mondo e fare questo semplicissimo test: c'è una sola, delle promesse fatte ai popoli, o delle finalità dichiarate ufficialmente, che si sia rivelata genuina e avveratasi? Prendiamo Ursula Von der Leyen? Una che a livello di moralità non sfigura accanto a Vlad l'impalatore. Tangenti da Big Pharma, marito dentro Big Pharma, contratti per "vaccini" sperimentali a RNA che ufficialmente dichiarano di non prevenire i contagi, contratti da miliardi secretati, che escludono Big Pharma dal rendere conto dei danni e delle morti causate, indagata per gli sms rinvenuti sul suo cellulare comprovanti le sue malefatte, rieletta a comandare come un dittatore l'unione europea (minuscolo deliberato), che promette salvezza ai popoli d'europa se si inoculano i veleni realizzati dai suoi amici massoni. Oppure che promette la pace in Ucraina mandando a rotoli l'unione europea e l'economia, girando miliardi di Euro all'Ucraina, che, a sua volta, li gira a Blackrock e Rothschild per armarsi, ripararsi, ricorstruirsi. Poi la Von der Leyen dice che bisogna lottare contro la disinformazione. Ora che abbiamo la giusta chiave di lettura, sappiamo che vuol dire: bisogna lottare contro l'informazione libera e onesta.
 
Insomma, questo Nefarious ci parla di temi lontani eppur vicinissimi, e, dentro e fuori dalle righe, riporta diverse verità, mostrando un confronto tra chi crede di sapere perchè possiede un titolo di studio, o anche semplicemente perchè ripete ciò che dicono "le fonti ufficiali", e, così, esclude ed etichetta di pazzia tutte le voci fuori dal coro, circondandosi soltanto di una realtà di comodo in cui il mondo è un posto buono, in cui il rispetto verso tutti, e specie verso i "diversi" va aumentando. Poi, da fuori la bolla di sapone, si osserva invece il mondo per quello che è: il campo di una battaglia che si combatte con gli esseri umani, ma che non è quella degli esseri umani. Oggi più che mai, ci suggerisce questo film, la battaglia si gioca sulla manipolazione delle percezioni umane.
 
Se la morale e i dialoghi sarebbero già sufficienti a strappare più della mera sufficienza, non possiamo che ammirare le prove attoriali, decisamente di alto livello. Edward/Nefarious trasferisce emozioni e brividi, incollando alla poltrona e lasciando lo spettatore in una condizione di persistente oscillazione, tra una tesi e l'opposto.
 
La regia è asciutta e dosa con oculatezza tempi e spazi, senza dilungarsi troppo, ma riuscendo a sviluppare l'arco narrativo evitando ogni forzatura. L'abilità autoriale, qui, si esprime nel lavoro sulle inquadrature e sul giocare a rendere interessante una visione che, sostanzialmente, si snoda per la maggior parte del tempo in uno spazio ristrettissimo.
Fotografia e musica restano molto sullo sfondo. Stentiamo a ricordare una qualunque forma musicale durante la visione, ma la scelta sembra calzante rispetto all'approccio realista e crudo che è stato scelto: probabilmente musiche invadenti (e forse anche non invadenti) avrebbero spezzato l'immedesimazione.
 
Spesso il tallone d'Achille di queste opere si rivela il finale. In questo caso non possiamo sottrarci al paragone con Heretic, osservando come si sia rinunciato a qualunque eccesso, pur non rinunciando a stupire. In verità, anche qui emerge però una criticità sulla conclusione, che è certo parecchio al di sotto del resto, e, per certi versi, un po' sommaria. 
 
Il giudizio conclusivo non può che essere positivo: che si cerchi un intrattenimento non banale, che si sia in cerca di riflessioni esistenziali, di qualche brivido, o anche semplicemente amanti della psicologia e dei buoni dialoghi, questo film non deluderà le aspettative. Tantomeno se si desidera un'articolazione morale assai sopra la media, e un occhio critico sui costumi contemporanei, senza compiacenti buonismi. Potrebbe deludere le aspettative degli amanti dei clichè del genere horror, o quelli che, come dicevamo sopra, amano vivere nella cd. comfort zone, che presuppone di abbandonarsi all'opinione della maggioranza dominante senza farsi domande.
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