Beth, professoressa e neovedova, a seguito di strani segnali prima, e di sogni sempre più vividi dopo, inizia una indagine privata su quello che credeva essere suo marito, prima del suicidio.
E la verità sarà terribile.
Secondo lungometraggio per David Bruckner, abile anche se poco originale nel campo dell'horror naturalistico con rimandi al folklore nordico (non ha la visionarietà di Ari Aster, ma neanche certi barocchismi sbrodolanti, per capirsi).
The Night house è un buon horror psicologico, con evidenti limiti (anche di budget) ma con alcuni pregi che lo fanno apprezzare in modo particolare: sa fermarsi sempre un attimo prima di scadere nel ridicolo, non si affida al jumpscare facile, e pur avendo un'ambientazione stranota, tenta di utilizzarla al meglio.
E poi Rebecca Hall, la protagonista, è decisamente brava, distaccata e ironica quanto basta per non essere rubricata come scream queen. Insomma una protagonista moderna, anche nelle fragilità.
Degna di nota anche la fotografia di Elisha Christian.
La critica ancora una volta ha apprezzato.
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