Regia di Ettore Scola vedi scheda film
L'idea è bellissima: quella di mettere un drappello di attori, noti e  meno noti, all'interno di una trattoria romana gestita da una bella  cinquantenne (Fanny Ardant), ciascuno con le proprie storie e le proprie  vicissitudini. Al locale approdano, in ordine sparso, un padre più  ignavo che libertario con i suoi figli ormai prossimi alla quarantina  (Francesca D'Aloja e Giorgio Tirabassi), una donna manager che attende  inutilmente il fidanzato (Daniela Poggi), una madre sciantosa (una  procacissima Stefania Sandrelli) con la figlia prossima al noviziato, un  poeta solitario e attaccabottoni (Vittorio Gassman), una coppia che da  poco ha scoperto di aspettare un bambino e non sa quale decisione  prendere (Eleonora Danco e Francesco Siciliano), un timido impiegato che  si lascia incantare da un sensitivo (Antonio Catania), un gruppetto di  signore anziane, due attori che discutono di una messa in scena  metafisica, un professore universitario (un Giancarlo Giannini capace di  una performance che entrerà di diritto nei manuali di recitazione)  accompagnato da una studentessa-amante (Marie Gillain), un terzetto di  giapponesi, un politico meridionale attorniato da qualche tirapiedi e  una donna con cinque amanti. Tra ipocrisie e falsità, ciascuno recita  come può il copione della propria esistenza, mentre dalle cucine si leva  stentorea la voce di un cuoco vetero-comunista brontolone (Eros Pagni).  Dando fregio per l'ennesima volta al suo cinema di parola, Scola  (autore di soggetto e sceneggiatura, alla quale hanno collaborato la  figlia Silvia, Furio e Giacomo Scarpelli) squaderna il proprio talento  con trovate illuminate e dialoghi d'alta classe. Peccato che i singoli  siparietti non abbiano tutti la stessa intensità o la medesima  ispirazione.  
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