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Visioni scolastiche
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Non è una singolar tenzone, sia chiaro, ma un modo divertente per giocare a “colpi” di pellicola con @CineNihilist e la sua playlist “Film visti a scuola” (qui). Anch’io avevo fatto anni fa una playlist, “I film che hanno formato il mio immaginario”, del 2015, che metteva in ordine i film visti da bambino, adolescente e adulto che avevano influenzato, se non addirittura creato, il mio immaginario, segnandomi profondamente.

Con questo post invece, voglio mettere in ordine da un lato i film che ho visto da ragazzino all’oratorio e dall’altro quelli che faccio vedere io a scuola.

Sono state proprio le visioni oratoriane a contribuire al mio immaginario più maturo. Visioni che andavano a integrare quelle infantili degli anni ’80. Tutto iniziò in terza elementare, credo, con The Goonies (Richard Donner, 1985). Ricordo perfettamente che dopo la prima visione andai con una mia amica e sua mamma a noleggiare la videocassetta per rivederlo a casa da tanto ero stato colpito. Ma il “filotto” giusto arrivò dopo, in prima media, quando per noi delle medie c’era una volta al mese il cineforum. Il primo film era stato Taps – Squilli di rivolta (Harold Becker, 1981) e il secondo Rain Man (Barry Levinson, 1989). Seguì il film che più di tutti mi segnò: Mississippi Burning (Alan Parker, 1988) con cui iniziai ad amare realmente il cinema, Gene Hackman e a prendere una coscienza civile e politica netta e ben schierata. In terza media arrivò Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Uli Edel, 1981), film vietato ai minori di 14 anni, ma che noi abbiamo visto senza censure su un vecchio televisore in uno scantinato. Ambientazione e forma giuste per entrare in sintonia con l’atmosfera “scomoda” del film.

Alle superiori francamente non ricordo se abbiamo visto film. Uno sì lo ricordo, Il tormento e l’estasi (Carol Reed, 1965), bello solo con il senno di poi. Ricordo però che, estratto dai “cineforum” tra amici, ho proposto la visione de La scuola (Daniele Luchetti, 1995) con la professoressa di diritto che confermava che agli scrutini è davvero così (“me ne fate bocciare almeno uno?”, Roberto Nobile gigantesco: “Un pigiama party? E che dobbiamo fare?”) con professoresse che hanno i bambini da andare a prendere e non possono più trattenersi oppure quelli che sbroccano alla Bentivoglio in uno dei suoi ruoli più iconici e riusciti.

Ma cosa sono questi cineforum tra amici? Erano le classiche visioni estive pomeridiane in piena adolescenza. Primo titolo? Acción mutante (Álex de la Iglesia, 1993). Secondo titolo? El día de la bestia (Álex de la Iglesia, 1995). Era l’estate del 1996 e credo di essere stato tra i primi, e tra i più giovani in Italia a conoscere, apprezzare e da quel giorno seguire Álex de la Iglesia. Il cineforum era seguito poi con Cabal (Clive Barker, 1990), Whore – Puttana (Ken Russell, 1991) e infine Re-Animator (Stuart Gordon, 1985).  

E alla fine arrivo io. Professore di Lingua Spagnola alle medie che alle classi terze faccio sempre vedere, anche se non mi compete, proprio quel Mississippi Burning che tanto bene aveva fatto alla mia vita. Però, anche se a Livello A1 un film in lingua non è quasi mai comprensibile, me ne frego e permetto ai miei ragazzi di confrontarsi con materiali autentici. Così faccio loro vedere film spagnoli molto recenti i cui titoli imprescindibili sono sempre El laberinto del fauno (Guillermo del Toro, 2006 – per mostrare gli orrori del fascisco, in questo caso del franchismo della Guerra Civil, anche se il film è ambientato durante la posguerra e racconta la lotta contro i maquis, i partigiani spagnoli), Alacrán enamorado (Santiago Zannou, 2014 – contro razzismo, nazismo e fascismo attualizzati ai giorni nostri), A cambio de nada (Daniel Guzmán, 2015 – sull’adolescenza che da lì a poco i ragazzi avranno la fortuna di vivere) e Promoción fantasma (Javier Ruiz Caldera, 2013 – per farli ridere un po’ con un film sulla scuola in cui alcuni si rivedono volentieri).

Li sprono ovviamente a vedere Álex de la Iglesia perché i suoi film in classe purtroppo sarebbero banditi, ma i trailers glieli faccio vedere sempre e si divertono come matti. Così come mostro loro alcuni frammenti di SKAM España (Andem, Álvarez, Ayerra, 2018), La peste (Alberto Rodríguez, 2018 – Paco León che brucia vivo sul rogo vale molto di più di cento pagine sull’inquisizione), Más de 100 mentiras (Alberto López, 2018) e il cortometraggio Lucas (Álex Montoya, 2002 – di cui oggi c’è anche il film a firma dello stesso regista). Questi due ultimi titoli per conoscere i pericoli della rete, ai quali a volte abbino pure Dinero fácil (Carlos Montero, 2012 – con Mario Casas che fa l’escort e rischia la vita e rimette tutto in discussione).

Sicuramente, se fossi un insegnante di lettere entrerebbero di diritto nel “mio” cineforum, oltre a Mississippi Burning, titoli come Gran Torino (Clint Eastwood, 2008), Into the Wild (Sean Penn, 2002), Centochiodi e Torneranno i prati (Ermanno Olmi, 2007 e 2014). Solo il capolavoro di Olmi sulla Prima Guerra Mondiale è collegato strettamente a contenuti didattici. Per il resto preferirei far vedere ai ragazzi film che sono belli da vedere oltre che importanti per riflettere e, perché no?, magari farci cambiare idea, opinioni. Insomma, ci salvano la vita.

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